Sempre più il business sta diventando un aspetto importante dello sport, non solo nel calcio come saremmo portati a pensare
La dimensione di business dello sport è sempre più importante, assistiamo a investimenti molto ingenti nelle leghe sportive e nelle squadre che toccano valutazioni mai viste in precedenza. Non è certo un fenomeno iniziato nel 2025, ma la progressione che abbiamo visto negli ultimi anni è degna di nota.
Qualche esempio recente. A marzo di quest’anno i Boston Celtics (Basket, NBA, USA) sono stati venduti per 6,1 miliardi di dollari dal loro proprietario Wycliffe Grousbeck a un gruppo di investitori finanziari. Record mondiale assoluto per una squadra. E non male neppure la plusvalenza realizzata dal magnate americano (17x dal 2002 a oggi).
Il Chelsea FC (Calcio, Premier league, UK) è stato venduto dall’oligarca Abramovich per 4,25 miliardi di sterline nel 2022 al consorzio BlueCo, costituito da imprenditori e anche qui investitori finanziari tra i quali un noto fondo di private equity. È il record mondiale per una squadra di calcio. E meno male che il venditore era “costretto” a vendere in quanto russo.
Nell’aprile 2024 il fondo di private equity inglese che deteneva Dorna (Motociclismo, Spagna come origini) ha venduto a Liberty Media, colosso americano dell’entertainment, per 4,2 miliardi di euro. Insomma, MotoGP & Co sono ormai un’azienda e, tanto per darvi un termine di paragone, se fosse quotata in Italia sarebbe prossima ad entrare nell’indice FtseMib (i maggiori 40 titoli per capitalizzazione).
Quattro fenomeni alimentano questo trend a nostro parere:
1) La globalizzazione dello sport: oggi un evento sportivo importante non è più un fenomeno territoriale, nazionale, ma continentale, mondiale. Viene vissuto da persone di ogni parte del mondo, sia direttamente (si calcola che quasi un terzo degli spettatori delle partite di calcio delle squadre di Londra siano turisti in visita), sia “da remoto” (1,5 miliardi i telespettatori per la finale dei mondiali di calcio del 2022, 640 milioni i tifosi del Manchester United che non vivono nel Regno Unito solo per mostrarvi qualche numero).
2) La crescente richiesta di entertainment e la disponibilità delle persone a spendere per eventi come sport (o concerti). Collegata senza dubbio all’aumento del tempo libero a disposizione e alla maggiore capacità media di spesa, ma anche a fenomeni come i viaggi esperienziali, l’identificazione con squadre/sport/atleti.
3) Lo sfruttamento sempre più professionale delle squadre, o “franchise” come vengono chiamate in Nordamerica, in quanto “brand”. Biglietti e pacchetti VIP, gestione degli stadi e spesso di hotel e altri immobili collegati, diritti TV, premi per partecipazione a eventi e competizioni nazionali e internazionali, sponsorizzazioni, merchandising; sono moltissimi i canali che generano ricavi.
4) L’esposizione mediatica che una squadra o una competizione riesce a dare agli sponsor. Anche qui, la pubblicità negli eventi sportivi e sulle maglie degli atleti è un fenomeno che risale a 50 anni fa (i primi loghi di aziende appaiono in Germania e in Inghilterra negli anni 70), ma il valore che oggi questi deal hanno è diventato immenso. Ne beneficiano sia gli sponsor in termini di visibilità e immagine che ovviamente squadre, atleti, competizioni e leghe in termini di ricavi.
Ancora qualche numero: la lega più “ricca” in termini di ricavi totali è la NFL (football americano per i non appassionati) con 19 miliardi di dollari di ricavi annui, la lega di cricket indiano (9 miliardi) al quarto posto è la prima non americana, la Premier League inglese è la prima lato calcio (6 miliardi), la Champions League è al decimo posto con 4 miliardi, la Formula 1 arriva appena dietro con 3,6 miliardi.
Le 100 squadre al mondo con le maggiori valutazioni sommate arrivano a 478 miliardi di dollari (fonte Forbes, 2024). In Italia lo sport genera ricavi complessivi diretti e indiretti per oltre 100 miliardi di euro (dati di Banca Ifis, 2023), la Ryder Cup italiana tenutasi a Guidonia (Roma) nel 2023 (golf) ha fatto registrare il fatturato record per la manifestazione, le ATP finals (tennis) giocate a Torino fanno segnare nuovi massimi di spettatori e ricavi anno dopo anno.
Gli investimenti finanziari in campo sportivo sono attirati dalla crescita in atto e puntano anche a rendere sempre più professionale la gestione economico-finanziaria di squadre, competizioni, leghe e atleti.
In effetti i ricavi che i più grandi sportivi riescono a generare sono cresciuti a dismisura, basti pensare che il mondiale di calcio per club (alla prima edizione, con ben 32 squadre che arrivano dai sei continenti), attualmente in corso in America, ha un montepremi totale di 850 milioni di euro con la squadra vincente che porterà a casa oltre 50 milioni.
A livello di accordi di sponsorizzazione più alti della storia, guida ancora la classifica il deal fra Michael Jordan e la Nike, che risale a 40 anni fa, ma che ha generato complessivamente nel tempo 1,3 miliardi di ricavi per il campione di basket. Seguono Cristiano Ronaldo (Nike anche lui, 1 miliardo) e Lionel Messi (equità di trattamento, 1 miliardo, ma da Adidas). Roger Federer ha preso da Uniqlo 300 milioni. A tutto ciò si aggiungono stipendio, premi vinti e altre sponsorizzazioni di minore entità.
E i campioni italiani di oggi? Sinner ha fatturato nel 2024 circa 65 milioni di euro (stima Nielsen), cifra che lo rende lo sportivo italiano che ha guadagnato di più in un anno nella storia; per fare un paragone, l’atleta di casa nostra che ha fatto il record di ricavi nella sua carriera è senza dubbio Valentino Rossi con circa 700 milioni di euro in 20 e più anni di corse in moto, un grandissimo.
Tornando al 2024, Marco Verratti con 30 milioni per giocare nel non famosissimo campionato di calcio dell’Arabia Saudita, diventata la mecca degli stipendi da favola, è al secondo posto; lo segue il nostro portierone della nazionale Gigio Donnarumma, fresco vincitore della Champions League, che si attesta a circa 15 milioni (Nielsen) fra stipendio del PSG e sponsor; Federica Brignone più vincente che mai dovrebbe essere vicina ai 10 milioni (stime Il Sole 24 ore), mentre Simone Fontecchio, ala dei Detroit Pistons in NBA chiude il quintetto d’oro con circa 8 milioni.
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