I dati di Eurostat rivelano che l’Italia è messa bene quanto ad anni di vita in buona salute. Disabilità e malattie ci limitano di meno
Ogni volta che Eurostat pubblica i suoi dati statistici sulla salute mi si scalda il cuore e mi viene il sorriso alle labbra. Sì perché, visti in una ottica europea, i dati sanitari (o meglio: quelli sulla salute, per essere più precisi) ci premiano sempre e nel ribollire di cattive notizie che caratterizza il tempo che stiamo vivendo qualche notizia buona può solo fare piacere.
In questo caso parliamo di attesa di vita, che in quest’anno giubilare dal titolo decisamente positivo (“La speranza non delude”) preferisco chiamare “speranza di vita”, perché Eurostat ha da poco pubblicato i dati sulla speranza di vita in buona salute così come emergono dalle elaborazioni effettuate relativamente all’anno 2023.
Probabilmente tutti sanno cosa è la speranza di vita (alla nascita o a qualsiasi età), cioè il numero medio di anni che ciascuno di noi può aspettarsi di vivere, ma forse non tutti sanno, anche se lo possono grossolanamente immaginare, cosa è la speranza di vita in buona salute. Si tratta di un indicatore statistico che ci informa su quanti anni (in media) una persona può vivere senza che sia limitata da disabilità e malattie. Il suo confronto con la speranza di vita ci dice il numero medio di anni che una persona vivrà in condizioni di salute non buona, cioè con qualche malattia, con qualche disabilità o con qualche limitazione funzionale.
Cosa dicono i dati di Eurostat? L’attesa di vita in buona salute alla nascita a livello europeo è di 63,1 anni, con una differenza trascurabile tra uomini (62,8) e donne (63,3), ma guardando i valori delle diverse nazioni si passa dal valore minimo della Lettonia (52,7 anni) al valore massimo di Malta (71,4).
E l’Italia come è messa? La figura 1 riporta i dati per le singole nazioni: il nostro paese è secondo solo a Malta, con una speranza di vita in buona salute di 69,1 anni, 68,5 per i maschi e 69,6 per le femmine. A seguire ci sono Bulgaria (68,6), Grecia (66,6) e via via tutte le altre fino alla Finlandia (57,1) e alla Danimarca (56,3) che precedono la Lettonia (52,7).
Figura 1. Speranza di vita in buona salute alla nascita nelle nazioni europee. Anno 2023. Fonte: Eurostat.

Sempre la figura 1 mette in evidenza che in alcune nazioni sono le donne ad avere una speranza di vita in buona salute superiore agli uomini (esempio: Bulgaria, Slovenia, Ungheria, Polonia, Lituania, Estonia) ma in altre nazioni prevalgono gli uomini (Svezia, Norvegia, Portogallo, Olanda, Svizzera, Finlandia, Danimarca): si tratta di un risultato che si discosta in maniera rilevante dalla speranza di vita complessiva per la quale sono invece le donne in tutte le nazioni ad avere una attesa di vita più lunga, anche di diversi anni rispetto agli uomini.
La clusterizzazione geografica che vede le donne avere speranza di vita in buona salute più lunga in tutti i Paesi dell’Est europeo e gli uomini invece vivere più a lungo in buona salute nei Paesi nordici merita evidentemente di essere approfondita, compito che lasciamo in prima istanza alla stessa Eurostat.
Il confronto della speranza di vita in buona salute con la speranza di vita complessiva permette di calcolare, come si diceva, il numero medio di anni che i cittadini di ogni nazione vivono in cattiva salute. Si va dai 7,2 anni della Bulgaria e 12 di Malta ai 25,5 della Danimarca e 26,7 della Svizzera. L’Italia è ben posizionata al 4° posto con 14,4 anni.
Interessante, ed anch’essa da approfondire nelle sue cause, è la relazione che esiste tra la speranza di vita in buona salute e quella non in buona salute (figura 2): si tratta di una relazione inversa molto forte dove all’aumentare della attesa di vita in buona salute diminuiscono gli anni in cui si convive con una salute non buona. Anche in questo caso il nostro paese è ben posizionato.
Figura 2. Relazione tra la speranza di vita in buona salute alla nascita e la speranza di vita non in buona salute nelle nazioni europee. Popolazione totale. Anno 2023. Fonte: Eurostat.

La speranza di vita alla nascita nel 2023 ci restituisce quindi due buone notizie: nel panorama europeo siamo tra quelli che hanno una speranza di vita in buona salute più alta ed una durata della vita in salute non buona più bassa, risultato che si aggiunge all’altro già noto e cioè che la nostra attesa di vita complessiva alla nascita è tra le più alte del continente.
E di chi è il merito di queste buone notizie? È usuale che quando c’è qualcosa di buono ognuno si sente in diritto di dire che un po’ è anche merito suo (il che può anche essere vero). E allora: il governo dirà che il risultato è conseguenza delle sue politiche di attenzione agli italiani e delle maggiori risorse messe nel servizio sanitario.
L’opposizione dirà che il merito va ascritto all’opera dei governi precedenti e ai risultati della lotta contro il virus Sars-CoV-2 condotta dal suo governo; i no vax diranno che il successo va attribuito alle loro campagne contro gli effetti avversi delle vaccinazioni.
I soliti che la sanno lunga chiameranno in causa la dieta mediterranea, anche se non è chiaro perché il Mediterraneo funziona solo per noi e non per tutti gli altri Paesi che ne godono i benefici; per i profeti green sarà tutto merito della chiusura delle centrali a carbone e della diffusione delle auto elettriche; e chissà quanti altri vorranno dire la loro perché nel nostro Paese, come noto, siamo tutti allenatori della nazionale ed ognuno ha la soluzione giusta per qualsiasi problema.
Su una cosa però non possiamo che essere tutti d’accordo: l’allungamento della nostra vita media, sia complessiva che in buona salute, non dipende dai dazi di Trump, se non altro per il fatto che i dati Eurostat si riferiscono all’anno 2023 e Trump, non essendo ancora il Presidente degli USA, non aveva ancora messo i suoi dazi.
Questi argomenti volutamente forzati ed eccessivi servono a dire che dietro ad un fenomeno come la speranza di vita ci sono sicuramente tantissime motivazioni che agiscono ed interagiscono tra di loro in modalità del tutto sconosciute e senza che si riescano ad individuare specifiche paternità o maternità: tentativi di capire meglio i determinanti della nostra lunga attesa di vita pertanto devono essere favoriti e stimolati. Al contrario, gli elisir di lunga vita spesso sbandierati attraverso testimonial che hanno raggiunto età ragguardevoli rappresentano un utile augurio, ma non fanno statistica e non forniscono indicazioni serie per la programmazione di attività che allunghino ulteriormente la vita, ed in particolare quella in buona salute.
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