Olly sta per affrontare la finale di Sanremo 2025 e ha svelato dei retroscena sulla sua canzone

È stato un successo travolgente l’apparizione di Olly a Sanremo con Balorda nostalgia: subito in vetta alle classifiche di ascolto italiane, tanto quella FIMI quanto su tutte le piattaforme, a tal punto da riportare il suo album Tutta vita, pubblicato a ottobre scorso, al numero 2 della classifica.

Il giovane cantante genovese, però, smorza subito i trionfalismi: “Preferisco parlare di musica, non di numeri, ma di emozioni. La prima serata ero emozionatissimo, ho fatto un’esibizione solo di pancia e sensazioni, perché è una delle primissime volte in cui presento un inedito dal vivo; appena mi sono liberato, ho lavorato sulla concentrazione tecnica per arricchire il brano di sfumature e poi, in platea, per dare sfogo a emozioni che non dimenticherò mai”.



La canzone ha un sapore da ballata in stile Vasco Rossi, ma il Blasco non è stato uno dei preferiti di Olly, almeno fino a qualche tempo fa: “Ho riscoperto Vasco, non ne comprendevo l’ermetismo, poi mi hanno portato a Torino a vederlo live e lì, quando dopo Albachiara è cominciata la pioggia, ho capito la sua poetica. L’ho ascoltato tutto, recuperando i vecchi dischi, ed è diventato importantissimo. Non voglio scimmiottarlo o imitarlo, ma si sente la mia influenza, con rispetto, inconscia probabilmente”.



La canzone che porta in gara, ci racconta il cantante, “all’inizio non aveva la strofa che dà il titolo, poi, pensando a portarla qui, ho continuato a scrivere e a raffinarne il testo. Si chiamava Bastarda nostalgia, poi però il mio coautore Giuli mi ha fatto notare che io avrei detto ‘Balorda’, una parola che usava spesso mia nonna, per cui volevo dargli questa sfumatura piacevole, perché la nostalgia è anche un sentimento positivo”.

Per Olly questo Sanremo è l’occasione di farsi conoscere a un pubblico grande e di farlo con un pezzo di impatto maggiore rispetto a Polvere di due anni fa: “Sono tanti anni che scrivo e mi rendo conto che per molti sono una novità, ma ho ben chiaro il tempo impiegato per scrivere e quanta gente ha lavorato con me. Lavoro con rispetto per me, per la mia penna, per le emozioni e le persone, sia per chi mi fa volare, sia per chi mi porta coi piedi a terra. Per questo ringrazio chi lavora con me, chi mi circonda nel gruppo di lavoro che mi ha reso forte, anche l’orchestra, con cui ho poi avuto un bel rapporto”.



Un festival che il genovese non esita a definire per lui straordinario: “Dopo la sera di giovedì mi è venuto a salutare Simon Le Bon, che mi ha visto e ha apprezzato la mia prova, l’energia: e chi se l’aspettava una cosa del genere? Avevo capito fosse un mio amico che ha un nickname simile al nome del cantante dei Duran Duran. Per il resto, credo che tutto ciò che è accaduto finora sia la vera vittoria, sono contento di ciò che è successo fino a oggi. I giorni prima del festival li ho accusati, ho sentito la pressione, avevo solo voglia di cantare e non ero abituato a questo tipo di attesa. E mi hanno fatto piacere soprattutto le critiche, perché significa che la canzone è arrivata a più gente di quanto mai fosse accaduto prima”.

È tempo, quindi, di passare a ciò che accadrà dopo Sanremo: “Dopo Sanremo ci sarà Genova, un po’ di tempo con la mia famiglia. Poi farò un tour da maggio, pare già tutto esaurito, nei club e nei locali. Quest’estate non so dove andrò in vacanza e nemmeno credo che pubblicherò un tormentone estivo: non cerco mai una programmazione di tempi e uscite, i ritmi sono serratissimi, ma l’ansia dell’estate non la voglio. Ho abbozzato idee e spunti, ma la mia musica esce quando sento che sia pronta. Per finire, in autunno farò un giro nei palazzetti: spero di colmare lo spazio che si crea con il pubblico dal palco, oltre le transenne”.