C’è molta commozione sui social e anche in molti media, ricordando la scomparsa a soli 42 anni di Omar Palermo, una commozione che sa un po’ di lacrime di coccodrillo.E’ morto per motivi non chiariti del tutto (forse per infarto) in una clinica di Belvedere Marittima, in Calabria, la sua regione. Omar era conosciuto come influencer di Youtube, da quando aveva aperto un suo canale sulla piattaforma video, “Youtubo anche io”. Per chi non lo avesse conosciuto chiariamo subito che siamo ben lontani dai Ferragnez e influencer di quel tipo.
Omar infatti era un ragazzone con evidenti problemi di peso, era obeso insomma. Non attirava follower perché era figo o sparava giudizi socio-politici (dai circa cento iniziali a oltre mezzo milione negli ultimi tempi, era noto anche fuori d’Italia). Era una persona molto dolce, che parlava con grande stile l’italiano, non diceva parolacce, era anche piuttosto colto specie sulla storia della sua Calabria, era pacato e dignitoso. Eppure c’era qualcosa di disturbante nel guardarlo, la telecamera fissa sul suo faccione enorme, il cranio rasato a zero, gli occhialetti piccoli sul naso. Le immagini provenivano sempre dalla cucinetta della sua abitazione, poca luce, un’aria un po’ squallida che si respirava a vista, lui seduto al tavolo. I suoi video trattavano diversi argomenti: la sua vecchia 600 che aveva dovuto rottamare, una multa per due chilometri di superamento del limite di velocità. Ma quelli più visti, quelli che hanno contribuito la sua fama, erano quelli dove si strafogava di cibo. Già. Si chiama “mukbang” (una crasi tra “mangiare” e “broadcast”), da una trasmissione televisiva della Corea del sud diventata popolare nel 2010 in cui una persona mangia parlando di svariati argomenti. Dicono che chi guarda questi video soddisfa il proprio desiderio di cibo solo guardando. Mah.
C’è un video di Omar Palermo in cui mangia 40 merendine Pinguì Ferrero (“Un sogno che avevo da quando avevo 16 anni”, dice) e poi un pollo fritto comprato alla Conad (“Il salato dopo il dolce va benissimo spiega). Omar non parla, ingoia una merendina dopo l’altra in modo quasi orgiastico. La cosa che più infastidisce sono però i commenti. Vedere un omone obeso farsi del male in quel modo (si sa che il cibo è una dipendenza come la droga, sintomo di problemi mentali) e sotto la gente che fa il tifo, invitandolo a strafogarsi. Invece di dirgli di smettere, che si sta uccidendo. Sono video che andrebbero censurati, il godimento di vedere un essere umano mettere in mostra il propri handicap, suicidarsi in diretta.
E’ quello che oggi è una realtà comune: nutrirsi del dolore altrui. E lui purtroppo è stato al gioco. Probabilmente aveva bisogno di essere accettato, probabilmente era solo. Negli ultimi tempi, dicono, era dimagrito, ma il suo fisico probabilmente era ormai troppo malandato. Ciao Omar, ci dispiace di non essere venuti a bussare alla tua porta per portarti via da quella telecamera e quel maledetto YouTube.