Omicidio Serena Mollicone, la figlia del brigadiere Tuzi rivela le pressioni subite dal padre per non rivelare la presenza di Serena Mollicone in caserma
Omicidio Serena Mollicone, dopo la notizia dell’annullamento della sentenza di assoluzione per la famiglia Mottola, che ora è in attesa di un nuovo processo di appello, riemergono le incongruenze nelle indagini e soprattutto i depistaggi avvenuti negli anni per cercare di nascondere le vere motivazioni della presenza della vittima nella caserma di Arce, luogo dove secondo l’accusa sarebbe avvenuto il delitto.
Una delle figure chiave, inizialmente non ritenute affidabili ma poi riabilitate nell’inchiesta come importanti testimoni dei fatti, è quella di Santino Tuzi, il brigadiere morto suicida poco prima di andare a far mettere a verbale le dichiarazioni che potevano incastrare Marco Mottola, fornendo anche una conferma per il presunto movente. La figlia del carabiniere, Maria Tuzi è intervenuta varie volte per supportare le indagini, accusando anche gli ex colleghi di aver avuto un ruolo nella morte della padre, archiviata come suicidio per motivi sentimentali, ma avvenuta probabilmente proprio a causa delle intimidazioni che l’uomo subiva nel tentativo di non infangare i colleghi dell’Arma.
Delitto di Arce, la figlia di Santino Tuzi: “Se mio padre non avesse visto Serena Mollicone in caserma, oggi sarebbe ancora vivo”
Nelle indagini per il delitto di Arce, poteva essere fondamentale la testimonianza di Santino Tuzi, il carabiniere che confermò la presenza di Serena Mollicone nella caserma e rivelò di aver visto la ragazza entrare anche in una intercettazione con un collega, che però non fu mai usata durante il processo. La figlia del brigadiere, Maria Tuzi, recentemente intervenuta nel format “Fatti di Nera” ha rivelato che il padre era vittima di minacce ed intimidazioni che probabilmente si trasformarono in pressioni talmente forti che costrinsero l’uomo a togliersi la vita proprio prima di andare a far mettere a verbale le proprie dichiarazioni.
“Hanno detto che mio padre si è suicidato per motivi passionali per lasciare i due casi separati“, ha detto la donna, aggiungendo che: “Invece è evidente che la sua morte è collegata al caso di Serena, al quale aveva dato un grande contributo mettendo in pericolo la propria vita“. Leggendo i documenti infatti, come prosegue Maria: “Si capisce che da quando aveva iniziato a parlare era stato lasciato da solo ed abbandonato da tutti i colleghi, fino a quando non aveva ritrattato la versione, ma la verità è che se papà quel giorno non fosse stato presenta in caserma oggi sarebbe ancora vivo“.