AI, l’approccio HITL (Human-in-the-Loop) come chiave per una valorizzazione turistica di qualità: il case study CoralVision
Con l’avvento dell’intelligenza artificiale (AI) generativa, un modello di intelligenza artificiale, sono stati fatti enormi passi in avanti relativamente alla generazione automatica di contenuti, testi e immagini.
Questi modelli vengono addestrati su grandi quantità di dati esistenti e, una volta addestrati, sono in grado di generare output originali che assomigliano ai dati di addestramento, cioè imparano praticamente dai dati che vengono forniti e, successivamente, utilizzano queste informazioni per creare qualcosa di nuovo e originale.
Tuttavia, nel campo della valorizzazione turistica, soprattutto in contesti locali e legati all’identità culturale dei territori, come ad esempio nel caso del racconto di usi/costumi/tradizioni e punti di interesse di piccoli borghi come quelli della Basilicata, i limiti di questi modelli diventano evidenti.
I sistemi generativi, se non guidati da una conoscenza autentica ed autorevole, tendono a produrre narrazioni generiche, imprecise o addirittura fuorvianti, rischiando di banalizzare o distorcere il patrimonio che dovrebbero promuovere.
A titolo d’esempio, basta chiedere ai principali motori di AI generativa testuale di descrivere le due parti della città di Lauria (Lauria Inferiore e Lauria Superiore) per ottenere risultati del tutto arbitrari, scollegati dalla realtà, confusi o che addirittura attribuiscono alle due zone caratteristiche storiche o culturali inventate.
Questi limiti appaiono ancora più evidenti se si considerano i modelli generativi di immagini; difatti, richiedendo rappresentazioni dei Calanchi della Basilicata si ottengono risultati che mostrano il più delle volte paesaggi onirici, deserti stile western o addirittura basiliche medievali, lontanissimi dal vero aspetto del parco naturale dei calanchi, con le sue tipiche formazioni argillose e dalle forme suggestive che caratterizza il territorio lucano. Tutto questo per dimostrare che l’intelligenza artificiale, se utilizzata in modo automatico e senza supervisione, potrebbe trasmettere informazioni errate e, al tempo stesso, svilire l’identità dei luoghi.
Per valutare tale criticità abbiamo sottoposto, tramite crowdcomputing, ossia per mezzo di una piattaforma web, un questionario di contenuti (testi e immagini) generati automaticamente dall’intelligenza artificiale relativi a punti di interesse lucani. Il campione interpellato era composto da docenti, volontari delle pro-loco e studiosi che conoscono i luoghi oggetto di esame. Le valutazioni dei partecipanti (verificata con l’alpha di Cronbach) hanno confermato una notevole coerenza interna.
Abbiamo rilevato che meno del 50% dei contenuti ha superato i criteri di attendibilità.
Da qui nasce l’esigenza di un approccio diverso, di un approccio Human-in-the-Loop, che mette al centro le competenze e la voce delle comunità locali, integrando la tecnologia solo dopo un accurato lavoro di raccolta, validazione e cura dei contenuti.
L’approccio Human-in-the-Loop (HITL) prevede che siano le persone, abitanti, esperti locali, operatori culturali (es. volontari delle Pro Loco) a fornire la conoscenza di base, a curare e validare le informazioni, mentre l’intelligenza artificiale interviene per affinare qualitativamente ed in termini stilistici i testi, tradurre, adattare e amplificare i contenuti, mantenendone l’autenticità. L’approccio rappresenta un paradigma ibrido in cui l’intervento umano non è un’alternativa all’AI, bensì una sua componente strutturale.
Relativamente al settore turistico, tale approccio può risultare come uno dei più promettenti per costruire esperienze narrative di qualità, capaci di valorizzare anche i micro-territori meno digitalizzati, in quanto consente di coniugare la capillarità e l’efficienza degli strumenti di AI con la sensibilità umana, fondamentali per restituire un racconto fedele, inclusivo e coinvolgente dei luoghi.
In un’epoca in cui il patrimonio culturale rischia di essere ridotto ad un mero prodotto standardizzato, l’approccio HITL rappresenta dunque una risposta concreta per promuovere un turismo sostenibile, partecipativo e radicato nelle comunità.
Tale approccio, unito alle potenzialità degli smart-tag (beacon) che facilitano l’orientamento per l’identificazione dei punti di interesse e l’accesso facilitato alle informazioni, può risultare particolarmente efficace per una valorizzazione innovativa e corale.
A differenza dei classici QR Code o dei tag NFC (Near Field Communication), i beacon (piccoli dispositivi hardware) sfruttano la tecnologia BLE (Bluetooth Low Energy) al fine di comunicare con gli smartphone vicini senza bisogno di contatto diretto, il che li rende perfetti per far orientare gli utenti nei borghi e scoprire storie nascoste senza toccare nulla. Sono alimentati da batterie a lunga durata e possono essere collegati a schede o sensori per raccogliere e trasmettere ancora più informazioni in ottica smart city. Sfruttando il segnale emesso è possibile essere guidati nell’orientamento rendendo così facile, intuitivo e totalmente accessibile la fruizione digitale.
Un case study applicativo di tale approccio è rappresentato dal progetto CoralVision, un progetto di ricerca industriale sviluppato in Basilicata dalla iInformatica e co-finanziato dal MUR tramite il bando CREST del partenariato esteso CHANGES (PNRR, coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia), progetto che unisce tecnologia e territorio per trasformare il modo in cui scopriamo i luoghi.
L’idea alla base è semplice e allo stesso tempo molto ambiziosa: installare questi piccoli dispositivi intelligenti chiamati beacon all’interno di arredi urbani quali possono essere ad esempio le panchine, al fine di offrire a turisti e cittadini una esperienza multisensoriale, interattiva, accessibile e soprattutto autentica.
CoralVision prevede che la gestione delle informazioni di questi beacon sia in mano ad “ambasciatori turistici”, ovvero a cittadini cultori del territorio che realizzano la base di conoscenza informativa iniziale del punto di interesse e i cui dati vengono poi elaborati da un sistema di AI che non inventa, bensì rifinisce, migliora il testo, lo adatta ad una presentazione istituzionale, lo traduce in varie lingue e lo trasforma in audio fruibile tramite TTS (text-to-speech).
Inoltre, relativamente alle immagini, l’ambasciatore turistico definisce le aree rilevanti presenti in una rappresentazione che diventano l’input per una associazione aptico-sonora tramite AI funzionale ad una rappresentazione multisensoriale fruibile tramite browser.
Tutto questo rende possibile la realizzazione immediata di nuovi contenuti in pagine web interattive, accessibili senza bisogno di app native, che raccontano la storia del luogo con approccio multisensoriale. Il pattern aptico associato alle singole aree rilevanti viene riprodotto tramite opportuni suoni di vibrazioni offrendo così anche un primo livello di accessibilità tattile.
L’installazione fisica è altrettanto sostenibile; le scocche tailor-made dei beacon sono state progettate per essere integrate in panchine già presenti nel paesaggio urbano, evitando interventi invasivi.
L’approccio sarà l’installato presso il Palazzo dei Cedri di Genzano di Lucania ed in alcuni comuni della Basilicata grazie al supporto dell’Ente Pro Loco Basilicata. L’approccio “bottom-up”, che vede il cittadino parte attiva della valorizzazione territoriale, è perfettamente in linea con gli obiettivi della Convenzione di Faro.
Non è solo una questione di tecnologia. La valorizzazione turistica passa anche attraverso una visione condivisa, una rete di persone e strumenti al servizio della bellezza, della memoria e dell’identità di un territorio. È tempo quindi di non solo raccontare i territori ma di farli sentire.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.