Oriana Fallaci, chi è la scrittrice e giornalista nata a Firenze nel 1929 e morta nel 2007 dopo una lunga malattia: fu anche corrispondente di guerra
La vita di Oriana Fallaci si intreccia inevitabilmente con la storia. La giornalista e scrittrice è nata a Firenze nel 1929 e ha partecipato in maniera attiva alla Resistenza italiana. Figlia di un partigiano e antifascista, infatti, fu coinvolta nel compito di staffetta. Dopo essersi unita alle Brigate Giustizia e Libertà, dovette fare i conti anche con la cattura del padre che fu torturato a villa Trieste dai fascisti, per poi essere rilasciato. Nel frattempo lei, neppure adolescente, continuava con il suo ruolo di staffetta, partecipando in maniera attiva alla Resistenza. Nel dettaglio fu impiegata per trasportare munizioni attraverso l’Arno.
Al termine della guerra Oriana ha conseguito la maturità classica per poi iscriversi alla facoltà di Medicina, passando poi a Lettere, senza laurearsi. Ha preferito, infatti, dedicarsi attivamente al mondo del giornalismo, esordendo al Mattino per poi collaborare con vari giornali attivi in quegli anni. Dopo essersi trasferita a Roma, venne inviata a Los Angeles e da qui trasse spunto per il suo primo libro, “I sette peccati di Hollywood”. Uno dei momenti di svolta della vita di Oriana Fallaci fu l’incontro con il collega corrispondente da Londra Alfredo Pieroni: i due ebbero una relazione e Oriana scoprì di essere incinta per poi avere un aborto spontaneo. In piena depressione, tentò il suicidio ingerendo sonniferi.
Oriana Fallaci, chi è: fu anche corrispondente di guerra
Oriana Fallaci nel 1967 venne inviata in Vietnam per “L’Europeo” per raccontare la guerra. Tornò molte volte nel Paese, raccontando tutte le atrocità della guerra e del comunismo, raccogliendo tutto quello che è poi confluito nel libro “Niente e così sia” del 1969. Nel 1968 venne inviata in Messico per documentare i Giochi olimpici e durante una manifestazione di protesta degli studenti contro l’occupazione militare, rimase gravemente ferita durante il massacro di Tlatelolco. Creduta morta, venne portata in obitorio e sopravvisse per miracolo.
Nel corso della sua carriera, ancora, fu inviata in India, Pakistan e Sud America. Negli ultimi anni della sua vita visse a New York e più precisamente a Manhattan. Decise però di rientrare a Firenze perché voleva morire dove era nata: fu Silvio Berlusconi a metterle a disposizione un aereo privato per permetterle di fare ritorno in Italia. Venne ricoverata nella clinica di Santa Chiara, dove morì per via di un cancro ai polmoni.
