Il racconto drammatico del parroco di Gaza, padre Romanelli: “fermare guerra insensata, bombe e corpi ovunque”. Pizzaballa: “moralmente inaccettabile”
PADRE ROMANELLI DALLA CHIESA DI GAZA BOMBARDATA: “NETANYAHU FERMI LA GUERRA”. UNA “LUCE” NEL BUIO DISPERATO
Assieme alla comunità internazionale anche la Chiesa Cattolica (e non solo dopo l’attacco alla chiesa di Gaza) si sta spendendo da tempo per richiedere la tregua nella Striscia, con la fine di ogni ostilità tra Hamas e Israele: il parroco della chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City, padre Gabriel Romanelli, dopo essersi ristabilito a seguito del ferimento alla gamba durante il raid dello scorso 17 luglio 2025, racconta ai medi internazionali dell’inferno che stanno sopportando i civili innocenti palestinesi. Usati come scudi umani da Hamas, presi di mira dagli attacchi dell’IDF anche durante le (rare) consegne di acqua e viveri.
E così l’appello rivolto a Tel Aviv giunge tanto dal Patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa, quanto oggi dal parroco Romanelli: «Netanyahu fermi subito questa guerra insensata», con la sigla terrorista chiamata invece a liberare subito tutti gli ostaggi interrompendo la barbarie in atto dal 7 ottobre 2023. Parlando poi con RaiNews24 questo pomeriggio, il sacerdote argentino prova a raccontare da vicino quello che il mondo può solo immaginare: «ci sono bombe ovunque e abbiamo sospeso gli aiuti di giorno per i rischi su bambini e adulti».
Padre Romanelli racconta di essere vivo per un miracolo, in quanto si è alzato un attimo dalla scrivania appena un attimo prima del raid, «altrimenti sarei morto molto probabilmente»: tutti distrutto, bimbi e famiglie dei 500 palestinesi cristiani accolti all’interno della parrocchia cattolica dii Gaza City letteralmente terrorizzati, «siamo sempre in zona rossa ma non abbiamo alternative, qui ci sono corpi e morti ovunque». Il parroco ribadisce che non se ne andrà dalla città fino a che non si riuscirà a ricostruire il tutto, come ha sostenuto anche Papa Leone XIV nei suoi continui messaggi (e aiuti) dalla Santa Sede.
All’AgenSIR durante la visita del Patriarca Pizzaballa negli scorsi giorni, è sempre padre Romanelli a parlare di un buio terrorizzante in cui è avvolta l’intera Terra Santa, dove le bombe sono vicine e la «vita è disumana», ma dove non manca un fattore di speranza. «In questo buio brilla ancora una luce, la fede della nostra gente»: la Chiesa aiuta le varie istituzioni all’invio degli aiuti ma non è semplice, eppure la consapevolezza dell’amore di Cristo per ciascun fratello e figlio mantiene una piccola fiammella di speranza per l’intera comunità di Gaza City.
L’INSOSTENIBILITÀ DELLA GUERRA A GAZA CONTRO I CIVILI: LA DENUNCIA DEL PARROCO E DEL PATRIARCA
Questo non toglie che a livello sociale e geopolitico attorno alla Striscia di Gaza deve scatenarsi un’indignazione generale che porti ad ottenere una tregua immediata contro la guerra insensata e insostenibile. Come ha spiegato padre Romanelli al Sole 24 Ore, nella città “dominata” dalla guerra ormai da quasi due anni manca davvero qualsiasi cosa, acqua, cibo e possibilità: «Forse ognuno dovrebbe fare esperienza di cosa significa entrare a casa propria e vedere che manca tutto».
Poco più di 2 milioni di persone ridotte alla fame, ad una vita disumana e con il rischio di rimanere vittime sotto le bombe praticamente in ogni momento: «nessun posto è sicuro», anche se questo non cancella la testimonianza di fede manifestata anche in questi giorni dai civili rifugiati dentro la parrocchia cattolica.
Come ha raccontato anche il cardinale Pizzaballa nel suo ritorno a Gerusalemme, assieme al Patriarca greco.ortodosso Teofilo III, il fatto che ancora oggi vengano rifiutati gli aiuti (o che vi siano ancora raid durante le consegne) è qualcosa di «moralmente ingiustificabile e inaccettabile».
Assieme alla delegazione rimasta a Gaza per tre giorni consecutivi, quanto si può assistere di quello che accade oggi in quei luoghi lasciare «il cuore spezzato, gli aiuti non sono solo necessari ma sono questione di vita o di morte». Un futuro nella Striscia non può esistere se basato solo sullo sfollamento dai palestinesi, o su una “vendetta punitiva” messa in campo da Israele: per Pizzaballa deve invece esserci una via che restituisce a quel popolo «la dignità, la vita e l’umanità perduta».