Palazzina Laf racconta la storia vera di uno dei più gravi abusi lavorativi italiani accaduto all'Ilva di Taranto. La regia è di Michele Riondino

Palazzina Laf, film su Rai 3 diretto da Michele Riondino

La prima serata di Rai 3 di sabato 28 giugno 2025, alle ore 21:20, prevede la messa in onda della commedia drammatica del 2023 dal titolo Palazzina Laf. Si tratta di una produzione Bravo, Palomar, Paprika Films e Rai Cinema diretta da Michele Riondino, al suo esordio dietro la cinepresa, dopo essersi fatto conoscere come attore in Fortapàsc! (2009) di Marco Risi, ma soprattutto per la fiction Il Giovane Montalbano (2012), diretta da Gianluca Maria Tavarelli, che lo ha reso un volto noto per il grande pubblico televisivo. La colonna sonora è curata da Teho Teardo che ha reclutato, per la canzone di punta del film intitolata La mia terra, nientemeno che il vincitore di Sanremo 2020, Diodato.



Il protagonista del film è lo stesso Riondino, affiancato da un cast eccellente che comprende Elio Germano, Vanessa Scalera, Anna Ferruzzo e Domenico Fortunato. Il film è un’opera intensa e realistica basata sul romanzo Fumo sulla città, di Alessandro Leogrande, scrittore deceduto prematuramente e che avrebbe dovuto occuparsi della sceneggiatura (scritta poi dallo stesso regista in collaborazione con Maurizio Braucci) e che tratta del dramma dell’acciaieria Ilva. In particolare, la storia riguarda uno dei più grandi abusi lavorativi della storia italiana, quando i Riva confinarono in una sorta di lager i dipendenti che si erano opposti al demansionamento.



La pellicola ha avuto un grande successo di critica, tanto che è stata candidata a cinque David di Donatello vincendone tre: Miglior attore protagonista a Riondino, non protagonista a Germano e Miglior canzone a Diodato.

La trama del film Palazzina Laf: uno scandaloso caso di mobbing e violenza all’Ilva

In Palazzina Laf siamo a Taranto, anno 1997. Caterino Lamanna vive in una masseria decaduta a causa della vicinanza al polo siderurgico e sta per sposarsi con Anna. Entrambi hanno il sogno di trasferirsi in città, ma il denaro è poco. L’uomo è un operaio dell’Ilva di Taranto e un giorno si presenta quella che lui ritiene possa essere un’occasione per ottenere dei vantaggi lavorativi: viene avvicinato dal dirigente Gianluca Basile che gli propone di fare la spia tra gli operai “dissidenti”, in special modo occupandosi del sindacalista Renato Morra.



Caterino viene a conoscenza della Palazzina Laf (acronimo di Laminatoio a freddo) pensando erroneamente che quello sia un ambiente di lavoro da privilegiati e chiede di esservi trasferito. Ben presto si renderà conto che, nonostante il suo ruolo di delatore, si tratta di un vero e proprio lager, dove gli operai lavorano in condizioni proibitive e vengono continuamente umiliati. La loro “colpa” è quella di non essersi piegati alla pratica di novazione, ovvero di demansionamento. La situazione diventa insostenibile e genera una ribellione, con una lettera scritta anche al vescovo della città.

Il finale è storia: i Riva verranno mandati a processo per mobbing e frode processuale (quest’ultima per aver manipolato la palazzina prima dei controlli) e Caterino, alzando la testa insieme agli altri, sentirà di aver trovato la dignità, ma ad un prezzo altissimo.