Si è aperto ieri il processo d’Appello a carico del ventenne Luigi Borraccino, reo confesso per l’omicidio (che risale al 2022, ma ci torneremo) di Paolo Stasi e già condannato a 20 anni di reclusione – 16 relativi alla morte del coetaneo, altri 4 relativi allo spaccio di sostanza stupefacenti al centro della diatriba tra i due -: davanti alla corte brindisina, il killer che all’epoca era minorenne ha raccontato quanto accaduto quel giorno, cercando di dimostrare l’assenza di una premeditazione nella morte di Paolo Stasi per ottenere così una riduzione della pena, già bassa in virtù del rito abbreviato e della piena confessione resa dal killer.
Tornando innanzitutto indietro al 9 novembre del 2022, quel giorno Paolo Stati incontrò Borraccino davanti alla sua abitazione di Francavilla dove venne freddato con due colpi di pistola: l’assassino si dileguò immediatamente a bordo dell’auto del suo presunto complice Candita e a trovare la vittima fu il padre allertato dai rumori degli spari; mentre per risalire alla figura di Borraccino ci vollero delle lunghe e complesse indagini interamente incentrate sull’ipotesi che quello fosse un omicidio legato alla droga con un giro che includeva anche la madre 54enne della vittima.
Il racconto del killer di Paolo Stasi: “Volevo punirlo per gli ammanchi nelle forniture di droga”
Venendo ad oggi, davanti alla corte l’assassino di Paolo Stasi non ha negato neppure una volta la sua responsabilità nell’omicidio, mettendo comunque in chiaro che quel giorno “non volevo fare quello che è successo“, sottolineando che il suo solo intento era quello di andare “lì per spaventarlo”: imbeccato dal Pm Giuseppe De Nozza se si sia mai pentito dell’accaduto o abbia mai nutrito il desiderio di chiedere scusa alla famiglia della vittima, Borraccino freddamente ha risposto “no“, proprio perché l’omicidio non era voluto.
Tornando con la mente a quella sera, Borraccino ha confermato per la prima volta che dietro alla morte di Paolo Stasi si nascondeva proprio un debito di droga, spiegando che il suo intento era quello di “punirlo per gli ammanchi nelle forniture“, tanto che solamente l’8 novembre aveva già constato che “mancava più della metà” della sostanza consegnata a Stasi, il quale gli aveva detto “che non ne voleva sapere più nulla e che avrebbe chiamato i carabinieri“: a quel punto Borraccino racconta di avergli “tirato uno schiaffo” poco prima di estrarre la pistola e sparare “due colpi senza nemmeno rendermene conto”.