«È il peso delle discriminazioni, delle segregazioni e dei maltrattamenti subiti dalle vostre comunità. La storia ci dice che anche i cristiani, anche i cattolici non sono estranei a tanto male. Vorrei chiedere perdono per questo. Chiedo perdono – in nome della Chiesa al Signore e a voi – per quando, nel corso della storia, vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata, con lo sguardo di Caino invece che con quello di Abele, e non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità»: così Papa Francesco ha avanzato il suo “mea culpa” personale e di tutta la Chiesa alle persone di etnia rom incontrate durante l’ultimo appuntamento del viaggio di 3 giorni in Romania. Il Santo Padre ha abbracciato la comunità rom di Blaj, all’interno del quartiere Lautaro ovvero una delle aree più antiche della Transilvania, storico luogo di residenza della popolazione rom all’interno dei territori romeni: un breve incontro in cui però Papa Francesco torna a rilanciare parole di accoglienza e apertura con l’etnia tra le più discusse e criticate anche in Italia (il caso di Casalbruciato nelle scorse settimane ne è un fulgido esempio, ndr).
PAPA FRANCESCO CHIUDE IL VIAGGIO IN ROMANIA
«Desidero invitarvi a camminare insieme, lì dove siete, nella costruzione di un mondo più umano andando oltre le paure e i sospetti, lasciando cadere le barriere che ci separano dagli altri alimentando la fiducia reciproca nella paziente e mai vana ricerca di fraternità. Impegnarsi per camminare insieme, con la dignità: la dignità della famiglia, la dignità di guadagnarsi il pane di ogni giorno – è questo che ti fa andare avanti – e la dignità della preghiera», spiega ancora nel suo discorso con i rom di Blaj il Santo Padre che poi aggiunge «Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina. Non siamo fino in fondo cristiani, e nemmeno umani, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, prima dei nostri giudizi e pregiudizi». L’immagine di Caino e Abele viene ancora una volta rappresentata da Bergoglio per rendere più semplice il messaggio tanto alla comunità rom quanto all’Europa cristiana intera: «Ogni giorno c’è da scegliere tra Abele e Caino, tra la via della riconciliazione e quella della vendetta, tra la civiltà dell’amore e quella dell’odio. Scegliamo la via di Gesù», afferma ancora il Papa «una via che costa fatica, ma è la via che conduce alla pace». Da ultimo, il Santo Padre si è rivolo ai presenti e all’intero popolo rom sparso in tutto il mondo: «Voi come popolo avete un ruolo da protagonista da assumere e non dovete avere paura di condividere e offrire quelle specifiche caratteristiche che vi costituiscono e che segnano il vostro cammino, e delle quali abbiamo tanto bisogno: il valore della vita e della famiglia in senso allargato (cugini, zii, …); la solidarietà, l’ospitalità, l’aiuto, il sostegno e la difesa dei più deboli all’interno della loro comunità; la valorizzazione e il rispetto degli anziani, un grande valore che voi avete; il senso religioso della vita, la spontaneità e la gioia di vivere».