Per le partite Iva cambia la flat tax. Per evitare contestazioni in merito alla direttiva comunitaria sugli esoneri Iva per le piccole imprese, il governo corre ai ripari con una mossa che dovrebbe entrare nel decreto atteso in Cdm. Il problema sui forfettari riguarda l’attuale contesto normativo interno che consente, per la verifica della soglia di permanenza, di far perno su incassato e fatturato. Come evidenziato dal Sole 24 Ore, la disciplina italiana stabilisce le franchigie di accesso e permanenza in flat tax con riferimento sui ricavi o compensi. Dunque, c’è dissonanza rispetto alla direttiva Ue che invece parla di volume d’affari annuo e che permette alle piccole attività di non applicare l’Iva.
Per aggirare tale incompatibilità e prevenire procedure di infrazioni Ue, le norme che si stanno studiando dovrebbero chiarire che il riferimento alla soglia di 85mila euro, il cui superamento causa l’uscita dall’anno successivo, e a quella dei 100mila euro, oltre la quale scatta l’uscita immediata, va effettuato osservando quanto fatturato, non quanto effettivamente incassato. Attualmente lo sforamento rispetto alle due soglie avviene solo se ricavi o compensi sono effettivamente incassati, mentre con le novità in arrivo sarà la fatturazione oltre i limiti a determinare gli effetti sulla permanenza o meno nel regime di tassazione al 15% (5% per le nuove attività) e finora ultrasemplificato.
COME CAMBIA LA FLAT TAX PER LE PARTITE IVA
All’orizzonte c’è una novità per due milioni di imprenditori individuali, professionisti e autonomi coinvolti nella flat tax. Dal 1° gennaio, infatti, c’è l’obbligo generalizzato di fattura elettronica. Quindi, finisce il regime di esonero che riguardava le micro attività sotto i 25mila euro di ricavi o compensi. Le fatture vanno inviate, quindi, al Sistema di interscambio (Sdi) delle Entrate. L’effetto è duplice. Per i contribuenti non saranno possibili “aggiustamenti” rispetto al termine dei 12 giorni di emissione dalla data di effettuazione dell’operazione. Dunque, la tracciabilità elettronica vincola al rispetto dei termini per non essere sanzionati. Invece, per l’amministrazione finanziaria ciò permetterà un controllo in tempo reale di cessioni di beni e servizi. Fatta eccezione per i casi di omessa fatturazione, anche per i forfettari si risconterà quanto fatturano. Quindi, il superamento del riferimento all’incassato rappresenta un presidio per evitare manovre elusive riguardo le soglie di permanenza del regime.
Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, ci sono altri due aspetti da tener presente. Il primo riguarda la previsione di un regime transitorio per garantire il passaggio dall’incassato al fatturato. La circolare 32 dell’Agenzia delle Entrate ha confermato la discriminante per l’ingresso o la permanenza nel regime agevolato è rappresentato dai corrispettivi effettivamente incassati. Ciò è importante per chi ha sforato i 100mila euro e doveva applicare immediatamente l’Iva per le operazioni sopra soglia. C’è poi una questione prospettiva, in quanto la considerazione del volume d’affari e non dell’incassato si riflette anche sulla proposta che il Fisco dovrà formulare per il debutto del concordato preventivo biennale.