Perché tanti calciatori sono malati?/ Studi e medici spiegano i presunti motivi

- Christian Attanasio

Perché tanti calciatori sono malati? Vari Studi e le parole dei dottori per capire meglio questo triste fenomeno degli ultimi decenni

Mihajlovic Bologna Serie A Sinisa Mihajlovic (LaPresse)

Perché tanti calciatori sono malati? In un ambiente sportivo così in crescendo di eventi ravvicinati in settimane fittissime come quello del calcio sorgono le domande sulle tre principali malattie nel calcio, quali leucemia, Sla e specifici tipi di tumori, che troppo più spesso si accaniscono su ex calciatori. Basti pensare a Gianluca Signorini e Stefano Borgonovo, entrambi deceduti per Sla, o alle leucemie aggressive che hanno stroncato le vite di Andrea Fortunato e il più recente Sinisa Mihajlovic. A parlare al Quotidiano Nazionale è il dottor Roberto Filippini, direttore del servizio Medicina dello sport dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar: “Indubbiamente i calciatori professionisti sono sottoposti a un livello di stress psicofisico elevatissimo, con allenamenti continui e partite dove lo scontro fisico e i contatti traumatici sono aumentati esponenzialmente.

Giocare a ogni ora, a distanza di pochi giorni non lasciando spazio al recupero fisico, con qualsiasi condizione meteo ha fatto crescere il numero di infortuni traumatici e muscolari, oltre che a microtraumi cranici. Ma sostenere che questa intensità agonostica sia la causa di malattie come Sla o leucemie, non è possibile scientificamente: gli studi sono ancora in corso e ci sono altri fattori in gioco che hanno rilevanza”.

Perché tanti calciatori sono malati? Gli studi negli anni

Lo studio per capire il perché tanti calciatori sono malati prosegue da tempo, basti pensare quando 22 anni fa il pm Raffaele Guariniello incaricò due epidemiologi dell’Iss, dopo il sospetto nato leggendo i rapporti di alcuni suoi ispettori sulle farmacie scovate nello spogliatoio della Juventus, di studiare le cause di morte di migliaia di ex sportivi come calciatori e ciclisti con gli eventuali collegamenti tramite assunzione di sostanze dopanti o pratiche dannose alla salute. Già all’epoca giunsero notizie preoccupanti accompagnati da statistiche e dati: fra gli ex giocatori di Serie A, B e C, le morti per leucemia linfoide sono 35 volte più numerose che nel resto della popolazione italiana.

Su un campione iniziale di 161 decessi, ben 7 casi individuati. Per le morti da Sla, invece, il rapporto è di 24 a 1, più precisamente con 6 casi su 161. Se ci concentriamo sulle morti da tumore epatico, il rischio è ben 8 volte superiore con 6 casi su 161. In tutto ciò, l’uso di doping in Cassazione tra assoluzioni e prescrizioni non fu dimostrato in alcun modo.

Perché tanti calciatori sono malati? Maggiore frequenza e precocità

Un ulteriore studio sul perché tanti calciatori sono malati, condotto da Elisabetta Pupillo e da Ettore Beghi dell’Istituto Mario Negri in collaborazione con Nicola Vanacore dell’Istituto superiore di sanità e con l’Associazione italiana calciatori, ha confermato che rispetto al resto della popolazione i calciatori sono più colpiti dalla Sclerosi laterale amiotrofica, anche se il perché non è ancora chiaro, specificando che non esiste alcuna associazione tra le squadre in cui i calciatori hanno militato e l’effettiva insorgenza. La ricerca era partita dall’esame di 23.586 calciatori che hanno giocato nelle prime tre divisioni di calcio italiane tra le stagioni 1959-1960 e 1999-2000 spiegando che i calciatori si ammalano due volte di più rispetto al resto della popolazione con un’insorgenza della malattia più precoce di 20 anni.

L’aggiornamento dello studio venne poi confermato con casi di Sla  contro i 32 precedenti. Infine, i calciatori si ammalano di Sla in età più giovane (45 anni) rispetto a chi non ha praticato il calcio (media Ue: 65,2 anni). Questo studio dell’università di Roma Tor Vergata ha correlato l’incidenza della Sla con l’uso massiccio di integratori alimentari dimostrando che gli aminoacidi ramificati negli integratori possono causare alterazioni delle cellule nervose rendendole simili a quelle osservate nelle persone malate di Sla.





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