Dal ddl sicurezza al suo incarico al Viminale che si intreccia con alcune voci sul suo futuro, passando per il caso Ramy: sono tanti e diversi i temi affrontati da Matteo Piantedosi nell’intervista rilasciata al Messaggero. Si parte dalle manifestazioni del weekend, con quelle di Bologna e Roma da tenere d’occhio, ma anche la speranza che i nuovi scenari internazionali, a partire dal cessate il fuoco a Gaza, possano abbassare la tensione. “L’aggressività da parte di frange estreme verso le forze di polizia fa mantenere un livello di attenzione alto, visto che ogni occasione viene colta per alzare la tensione“, avverte il ministro dell’Interno, escludendo però che vi sia una forma di regia da parte dei gruppi antagonisti.
Ritiene che, invece, ci sia una rete, visto che sono coinvolte in tali manifestazioni persone che arrivano da fuori e, quindi, si spostano appositamente. Piantedosi fa notare che sta crescendo, seppur lievemente, il “livello di tecnica di aggressione alle forze dell’ordine“. Il titolare del Viminale fa riferimento, ad esempio, alle forme di guerriglia messe in atto, che gli fanno ipotizzare una premeditazione. Non si sbilancia, invece, su un legame con il mondo ultrà, anche se tra questo e la criminalità c’è una saldatura.
PIANTEDOSI SUL CASO RAMY
Per quanto riguarda il caso Ramy, Piantedosi ricorda che l’inseguimento era inevitabile, visto che non si è fermato per il controllo, ma in merito a eventuali eccessi da parte dei carabinieri, il ministro si rimette alle valutazioni dell’autorità giudiziaria. Per quanto riguarda velocità e strade contromano, si tratta di comportamenti “indotti dai fuggitivi“.
Nell’intervista al Messaggero, comunque, apre a un incontro con i genitori di Ramy, ma a riflettori spenti e a patto che lo vogliano i familiari, con cui non si è fatto avanti nel rispetto del loro dolore.
DAL DDL SICUREZZA ALL’EMERGENZA MIGRANTI
Nel frattempo, proseguono i lavori sul Ddl Sicurezza dopo i rilievi del Quirinale: per Piantedosi la struttura del provvedimento non cambia, quel che conta è accelerare, visto che contiene norme importanti, come la tutela legale delle forze dell’ordine. In merito al delicato tema dello scudo penale, Piantedosi lo esclude, al tempo stesso ritiene che l’iscrizione nel registro degli indagati come atto dovuto è un “istituto poco efficace“, quindi va individuato uno strumento che non conferisca alcuna immunità, ma al tempo stesso tolga effetti negativi.
Le zone rosse, invece, sono una soluzione temporanea, ma che ritiene comunque efficace. Altra questione delicata per il suo ministero è quella relativa ai migranti, su cui l’Italia si è dimostra “all’avanguardia con le soluzioni adottate“. Lo dimostra il calo degli sbarchi, legato anche agli accordi con Tunisia e Libia.
LE VOCI SUL SUO FUTURO
Ancor meno dubbi sul suo futuro: Piantedosi non intende lasciare il suo posto, ma comunque non nutre altre aspirazioni a livello politico. Il ministro non è affatto infastidito dalle dichiarazioni di Salvini, che tornerebbe a rivestire il suo ruolo, anzi ritiene che abbia svolto ottimamente l’incarico. Infine, chiude alla candidatura in Campania e nega che gli sia stato chiesto di scendere in campo.