A Un giorno in pretura i processi a carico di Piero Bergantino: l'uomo nel 2022 uccise la moglie Caterina D'Andrea, a suo dire per errore
Protagonista della puntata di oggi – domenica 19 ottobre 2025 – della trasmissione “Un giorno in pretura”, del 79enne Piero Bergantino si parlò soprattutto nel 2022 quando confessò l’omicidio della moglie 72enne Caterina D’Andrea avvenuto circa 24 ore prima senza che nessuno se ne accorse: un caso del quale si discusse a lungo e che finì piuttosto rapidamente come fu facile immaginare fin dall’inizio con la piena condanna per Piero Bergantino; ma senza spiegazioni sul movente.
Partendo dal principio, dobbiamo tornare nel 2022 e precisamente a domenica 19 giugno: quel giorno Piero Bergantino e la moglie avevano trascorso il pomeriggio in un lido di Ostia com’erano soliti fare in quella relazione durata circa 50 anni e che sembrava idilliaca; ma in serata l’uomo sparò due colpi di pistola che attinsero al corpo della moglie, uccidendola sul colpo mentre si trovava sul letto della loro abitazione.
L’iter giudiziario a carico di Piero Bergantino: il reo confesso assassino di Caterina D’Andrea condannato a 24 anni
Trascorsero – da quel momento – poco meno di 24 ore e solamente l’indomani Piero Bergantino decise di raccontare quanto era accaduto recandosi nello studio del suo legale: fu proprio quest’ultimo a convincerlo a confessare tutto alle autorità e poco dopo – con una piena confessione – l’uomo fu trattenuto per il dovuto interrogatorio e, successivamente, arrestato; anche se inizialmente fu messo ai domiciliari.
Agli inquirenti, Piero Bergantino raccontò che il primo colpo sparato contro la moglie partì per errore mentre maneggiava la pistola che deteneva legalmente, con il secondo fu – invece – sparato volontariamente per evitare alla donna sofferenze: una tesi poco convincente per gli inquirenti che da subito decisero di aprire il fascicolo con l’ipotesi di “omicidio volontario”, rinviando a giudizio l’uomo.
Anche durante il processo Piero Bergantino ha sempre continuato a sostenere la linea della tragica fatalità, ma nonostante questo in primo grado fu condannato all’ergastolo grazie all’aggravante dei “legami familiari”; mentre la svolta arrivò in Appello con i giudici che decisero di ridurre la pena a 24 anni di reclusione per via dell’età dell’uomo, ma disponendo il tuo trasferimento in carcere dai domiciliari ai quali si trovava.