Il femminicidio di Roma, che vede come sfortunata protagonista Caterina D’Andrea, è stato spiegato in questi termini dal marito, Piero Bergantino: “Ho rimosso la pistola da sotto il cuscino ed è partito un colpo per errore. Uno sparo devastante. Mia moglie era in condizioni disperate. Ho perso la testa. Il secondo colpo l’ho sparato per non farla soffrire. Sono disperato”. Queste sono le frasi che il 76enne ex assicuratore ed ex ispettore della Lega Calcio ha fornito al pm Alessia Natale, che contesta a Bergantino l’omicidio volontario aggravato dal legame familiare.
Come si legge sul “Corriere della Sera”, la tragedia si è verificata domenica scorsa in via Pietro Mascagni e l’anziano si è costituito lunedì, dopo aver vegliato il corpo della moglie Caterina D’Andrea: “È da anni che tengo la pistola sotto il cuscino per via dei furti subìti“, ha detto. Il legale Giorgio Beni, che lo assiste con il collega Marco Macchia, ha asserito: “Lunedì pomeriggio ero solo in studio, quando Bergantino mi ha telefonato. Voleva incontrarmi e gli ho detto di venire qui. Lo conosco da una decina di anni, una persona molto gentile, disponibile. Aveva un ufficio a Porta Pia che dopo la pensione ha lasciato alla figlia Ilaria. Io ero un suo cliente e poi abbiamo cominciato a incontrarci allo stadio”.
OMICIDIO CATERINA D’ANDREA, LE PAROLE DEL LEGALE DEL MARITO: “NON L’HO MAI CONSIDERATO UNA PERSONA VIOLENTA”
Sempre il “Corriere della Sera” riferisce le parole dell’avvocato: “Quando Bergantino è entrato da me, si è seduto e in lacrime mi ha raccontato quello che aveva fatto. Ho avuto la sensazione che volesse farla finita anche lui, me lo ha detto più volte, era disperato, anche se non ha voluto rivelare i motivi che lo hanno indotto a sparare alla moglie Caterina D’Andrea. Mi ha solo confessato che per un giorno intero ha girovagato per casa con la moglie morta nell’appartamento. Era ovviamente in stato confusionale”.
E, ancora: “La signora Caterina D’Andrea la conoscevo solo di vista, ma saputo di problemi fra di loro. Ho cercato di calmarlo, per fortuna aveva lasciato la pistola in macchina: me lo ha detto, ma mi ero già accorto che non l’aveva quando l’ho abbracciato per tranquillizzarlo. Gli ho detto che l’unica cosa da fare era chiamare subito la polizia e così ho fatto. Ma ripeto: non l’ho mai considerato una persona violenta. Quello che è successo è stato davvero una sorpresa”.