Piersanti Mattarella, arrestato ex prefetto Palermo Filippo Piritore: a 46 anni dall'omicidio dell'ex governatore siciliano il nuovo colpo di scena
A quasi 46 anni dall’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del presidente della Repubblica, è stato arrestato l’ex prefetto di Palermo, ex funzionario della squadra mobile del capoluogo siciliano. Come si legge sul sito di RaiNews, Filippo Piritore è stato messo ai domiciliari da parte della Dia, la Direzione Antimafia.
Le accuse nei suoi confronti sono quelle di depistaggio, proprio in merito alle indagini riguardanti l’allora presidente della Sicilia, Mattarella, ammazzato il 6 giugno 1980 da Cosa Nostra. Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, che hanno appunto presentato il mandato di arresto, l’ex prefetto di Palermo avrebbe fornito delle dichiarazioni sul guanto trovato sulla Fiat 127 utilizzata dal killer dell’ex governatore, dichiarazioni che avrebbero appunto contribuito a sviare le indagini.
RaiNews ricorda come quel guanto, che probabilmente avrebbe potuto incastrare il killer in poco tempo, sarebbe sparito nel nulla e, su quel dettaglio, Piritore – sentito a settembre dell’anno scorso – avrebbe mentito, spiegando quale fosse stato il giro di quel guanto incriminato fra polizia scientifica, sostituto procuratore, di nuovo polizia scientifica e infine un altro agente per lo svolgimento di tutti gli accertamenti necessari, sostenendo anche di avere la documentazione che accertava questo scambio di mani.
PIERSANTI MATTARELLA, COSA NON TORNA NELLA TESTIMONIANZA DELL’EX PREFETTO
L’accusa sostiene però che la storia raccontata dall’ex prefetto di Palermo sia alquanto inverosimile e soprattutto illogica, al punto che una prova decisiva sarebbe stata sballottata senza motivo per giorni da un ufficiale all’altro. Tra l’altro, il racconto fornito dall’ex funzionario va a contrastare con quello di alcuni uomini citati dallo stesso, come l’agente Di Natale e il sostituto procuratore Piero Grasso, oltre ad altri dettagli ritenuti completamente errati.
Secondo quanto contestano oggi i pubblici ministeri, Filippo Piritore “fece disperdere ogni traccia” di quel guanto e probabilmente mise in atto la sua attività fin da subito, quando si fece consegnare dalla polizia scientifica il guanto una volta ritrovato sulla Fiat 127: «sottraendolo al regolare repertamento», aggiunge ancora l’accusa.

PIERSANTI MATTARELLA, DOVE E’ FINITO IL GUANTO DEL KILLER?
Quel famoso guanto si vede benissimo nelle prime foto scattate all’auto utilizzata dal killer per ammazzare, a colpi di pistola, il povero Piersanti Mattarella: un reperto fondamentale che però sparì misteriosamente. Va precisato che Piritore rimanda al mittente ogni accusa, ma evidentemente chi sta indagando, a più di quarant’anni da quei fatti, ritiene che vi sia qualcosa che non va.
Ma alla fine, quel guanto, a chi sarebbe finito? Secondo quanto riferisce ancora RaiNews, non è da escludere che dietro l’ex prefetto di Palermo vi sia Bruno Contrada, ex numero uno dei servizi segreti italiani, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Quarantacinque anni di misteri, forse di depistaggi, e di un omicidio mai chiarito fino in fondo: purtroppo un leitmotiv dei moltissimi assassinii politici che si sono verificati in Italia a cavallo fra gli anni ’70 e ’90, trent’anni in cui la mafia terrorizzò la vita del nostro Paese, fino a che non decise di rintanarsi nell’ombra.
