Su La7 lo speciale dedicato a Piersanti Mattarella: le ragioni di Cosa Nostra per l'omicidio del presidente della Regione Sicilia
L’omicidio di Piersanti Mattarella – all’epoca dei fatti Presidente della Regione Sicilia, nonché fratello maggiore dell’attuale Capo di Stato, Sergio Mattarella – sarà oggi protagonista di una serata a lui interamente dedicata sul canale La7 che manderà in onda uno speciale del programma “La Torre di Babele” e il documentario “Magma Mattarella, il delitto perfetto“: un caso tra i più discussi dell’epoca delle stragi mafiose e che ancora oggi è avvolto da alcuni, piuttosto profondi, dubbi.
Prima di arrivare alle ragioni che portarono commettere l’omicidio di Piersanti Mattarella è utile, sicuramente, partire dal principio: il presidente siciliano, infatti, la mattina del 6 gennaio del 1980 venne raggiunto da un sicario ignoto a volto scoperto che lo uccise mentre si trovava a bordo della sua auto con la moglie Irma (ferita, ma sopravvissuta), la suocera Franca e la figlia Maria (entrambe illese) prima di allontanarsi a gran velocità s bordo di una Fiat 127 rubata e guidata da un altro ignoto complice.

Dopo una lunga e complessa indagine, grazie all’aiuto del pentito Tommaso Buscetta si riuscì ad ascrivere l’ordine dell’omicidio di Piersanti Mattarella alla cosiddetta Cupola di Cosa Nostra – ovvero i capi dei capi – e i successivi processi hanno portato alla condanna per Totò Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Michele Greco e Antonino Geraci; mentre a distanza di 45 anni da fatti sono ancora ignoti i nomi degli effettivi esecutori materiali dell’omicidio.
Perché Piersanti Mattarella fu ucciso: la sua dura lotta contro le infiltrazioni mafiose in politica
Proprio grazie ai processi si è riusciti anche a ricostruire le ragioni che spinsero la Cupola di Cosa Nostra a impartire l’ordine di uccidere Piersanti Mattarella: per arrivarvi, però, occorre fare un altro piccolo passo indietro per ricordare – innanzitutto – che il presidente siciliano è passato alla storia per essere stato una sorta di “erede” spirituale e politico di Aldo Moro con il quale lavorò a lungo all’inizio della sua carriera politica, vedendolo come un vero e proprio mentore.
Durante la sua – purtroppo breve – carriera politica, Piersanti Mattarella aveva duramente lavorato a una serie di leggi per limitare le infiltrazioni mafiose negli organi politici riuscendo a ripulire di tutti gli infiltrati l’ufficio per i lavori pubblici e avviando un dialogo con il Partito Comunista per riuscire a escludere la collusa l’area collusa della Democrazia Cristiana siciliana (della quale era egli stesso un iscritto ed esponente) dai vertici politici locali.
Secondo i giudici, è pacifico ritenere che l’ordine di uccidere Piersanti Mattarella fu proprio legato alla paura di Cosa Nostra di non trovare più terreno fertile in politica per i suoi loschi affari, facendo cadere quel sistemo interno dalla DC che “aveva assicurato alla mafia, in un regime di sostanziale egemonia, la gestione di tutti i più importanti affari” economici locali, dimostrandosi assolutamente e tassativamente contrario a “qualsiasi tipo di compromesso”.
