L’Istat ha pubblicato ieri le stime preliminari del Pil relative al quarto trimestre del 2021, confermando l’ottimo percorso di recupero degli effetti economici della pandemia. I principali risultati emersi ieri sono i seguenti.
Nel quarto trimestre del 2021 si stima che il Prodotto interno lordo, espresso in termini reali e corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 6,4% rispetto allo stesso trimestre del 2020, che, occorre ricordarlo, era stato interessato dagli effetti della seconda ondata della pandemia.
I due dati dell’Italia sono sensibilmente migliori rispetto a quelli dell’intera Euroarea, stimati dall’Eurostat rispettivamente nello 0,3% sul trimestre precedente e nel 4,6% sullo stesso trimestre del 2021.
Secondo l’Istat, dal lato della produzione il risultato italiano è stato realizzato grazie alla crescita del valore aggiunto nei settori dell’industria e dei servizi, mentre è diminuito quello dell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Dal lato della domanda vi è stato invece un apporto positivo della componente interna e negativo di quella estera.
Il buon quarto trimestre permette di chiudere il 2021 con una crescita annua del 6,5% che recupera buona parte della caduta dell’8,9% avvenuta nel 2020.
Vi è infine una crescita acquisita per il 2022 pari al 2,4%. Essa è variazione che si avrebbe in media d’anno se per tutti i quattro trimestri il livello del Pil restasse fermo al livello del quarto trimestre 2021.
Se sommiamo il 6,5% effettivo del 2021 e l’acquisito del 2,4% per il 2022 otteniamo esattamente l’8,9% della caduta dell’anno precedente e potremmo essere indotti a credere che il nostro Paese abbia conseguito un pieno recupero degli effetti macroeconomici della pandemia. Si tratta in realtà di un inganno statistico. Infatti, se poniamo uguale a 100 il Pil del 2019, la caduta dell’8,9% nel 2020 lo ha portato al valore di 91,1 ed è a questa nuova cifra che dobbiamo applicare l’aumento dell’8,9% realizzato nel corso del 2021. Ma in questo modo risaliamo poco sopra quota 99, non ritorniamo al 100 pieno. Si tratta comunque di un piccolo gradino mancante, che supera di pochi decimi il mezzo punto percentuale. Se ricordiamo che la caduta complessiva nella prima metà del 2020 fu addirittura di 18 punti percentuali, averne recuperati oltre 17 dev’essere considerato un ottimo risultato.
Come sono andati gli altri Paesi?
Alcuni Paesi sono cresciuti più dell’Italia nel trimestre autunnale rispetto a quello estivo. Sono la Spagna (+2%) e il Portogallo (+1,6%), i quali avevano subito cadute peggiori della nostra durante la prima ondata pandemica e hanno dunque da recuperare più di noi per ritornare ai livelli di partenza. A essi si aggiunge anche la Svezia (+1,4%), che invece è il Paese in cui nel 2020 la pandemia aveva prodotto la recessione meno consistente. L’Italia, il Belgio e la Francia si collocano tra lo 0,5% e lo 0,7%, mentre la Germania, e ancora di più l’Austria, soggette a misure restrittive di contenimento dell’ultima ondata pandemica, registrano valori negativi, rispettivamente -0,7 e -2,2%.
Se invece il confronto lo facciamo con lo stesso trimestre del 2021, allora siamo noi i primi, col +6,4%, seguiti dalla Svezia col 6,1% e dal Portogallo col 5,8%. E infine, a livello annuo, il nostro 6,5% è secondo solo al 7% della Francia tra i Paesi che hanno già pubblicato le stime del quarto trimestre. Tuttavia, un Paese che non le ha ancora pubblicate dovrebbe aver fatto meglio di tutti ed è la Grecia, che ha sicuramente superato l’8% e forse raggiunto anche il 9%.
Grafico 1 – Tasso di crescita del Pil reale nel IV trim. 2021
Fonte: Istat, Eurostat.
Quali Paesi hanno recuperato di più la caduta della pandemia?
Anche in questa occasione proviamo a fare un bilancio sintetico per i maggiori Paesi europei della caduta prodotta dalla pandemia della successiva ripresa. Il Grafico 2 illustra la caduta del Pil prodotta dalla pandemia, quella già recuperata e quella ancora da recuperare, oppure recuperata in eccesso rispetto al livello di partenza.
Grafico 2 – Punti di Pil reale persi nel II trim. 2020 rispetto al IV trim. 2019 e loro distinzione tra recuperati e non al IV trim. 2021 (*)
(*) Per Grecia e Olanda il calcolo del recupero è al III trim. 2021, non essendo ancora nota la stima del IV trimestre.
Fonte: elaborazioni su dati Istat ed Eurostat
Il Grafico 2 ci racconta differenti storie:
– Tra i Paesi che hanno avuto gli effetti recessivi maggiori nel 2020 a causa della pandemia tre non hanno ancora recuperato il livello di fine 2019: sono la Spagna e, in in misura minore, il Portogallo e l’Italia. Hanno invece più che recuperato la Francia e la Grecia.
– Tra i Paesi che hanno avuto del 2020 i minori effetti della pandemia tre hanno più che recuperato il livello pre-pandemico e sono il Belgio e, soprattutto, l’Olanda e la Svezia. Due invece non hanno ancora recuperato e sono gli stessi che hanno registrato valori negativi nel quarto trimestre: l’Austria e soprattutto la Germania. Per il gigante economico tedesco questo sembra essere un dato atipico: dalla recessione del 2009 esso ne uscì rapidamente e brillantemente e altrettanto fece la Svezia; stavolta la Svezia si è comportata in modo analogo, ma non la Germania che sembra avere difficoltà di ripresa che sono atipiche per questo Paese.
– Infine, dobbiamo registrare che nell’insieme dell’Euroarea proprio nel quarto trimestre il recupero è stato completo. Nella prima metà del 2020 la pandemia cancellò quasi 15 punti di Pil ed essi sono stati completamente ripresi nell’anno e mezzo seguente che si è appena concluso.
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