Il cardinale Pizzaballa critica la missione della Flotilla: “non ha portato nulla alla gente di Gaza, serve sforzo vero per la pace”. Cosa propone la Chiesa
LA CRITICA DEL CARDINALE PIZZABALLA ALLA “MISSIONE” DELLA FLOTILLA PER GAZA
Da sempre molto vicino alla popolazione palestinese, in prima persona implicato con gli aiuti alla comunità di Gaza e in generale alla gente colpita dalla guerra tra Israele e Hamas, ma per il cardinale Pierbattista Pizzaballa la missione della Global Sumud Flotilla è tutt’altro che un’operazione senza ombre e soprattutto con sole istanze positive.
Dopo aver auspicato che la soluzione della vicenda Flotilla fosse pacifica, senza scontri in mare aperto, dopo il fermo delle navi e il graduale rimpatrio degli attivisti, ora il Patriarca latino di Gerusalemme racconta da vicino come sono passati questi ultimi giorni convulsi che lo hanno visto anche in prima fila dopo che la missione di “sfondamento” del blocco navale israeliano ha rifiutato la proposta del Patriarcato di consegnare direttamente gli aiuti presenti sulle navi per portarli alla gente affamata di Gaza.

Intervenendo al podcast di Mario Calabresi “VivaVoce” (qui la puntata integrale, ndr), il Card. Pizzaballa dice senza mezzi termini: «avrei evitato un confronto così diretto», specie pensando alla gente che rimane nella Striscia e che è intrappolata da una guerra ormai lunga 3 anni e con migliaia di vittime. Secondo il prelato impegnato ogni giorno con la difficile rete di consegna degli aiuti alla popolazione, operazioni come la Flotilla «non porta nulla alla gente di Gaza, ecco non cambia decisamente la situazione».
LA TREGUA (FORSE) IN ARRIVO E COSA SERVE PER UNA VERA PACE: PARLA IL PATRIARCA DI GERUSALEMME
Sebbene Pizzaballa, così come l’intera Chiesa Cattolica mondiale, abbia ravvisato tutte le buone intenzioni degli attivi di Global Sumud Flotilla nel voler accendere i riflettori sulla vicenda della Striscia di Gaza, lo scenario che si è andato a creare non ha portato benefici né aiuti diretti ai gazawi: «auspico che si possa parlare meno della Flotilla e più di quanto sta accadendo a Gaza».
Le barche della missione anti-Israele avrebbero potuto sbarcare gli aiuti a Cipro e tramite il Patriarcato latino di Gerusalemme si poteva trasportare tutto dentro la Striscia: così la Flotilla ha rifiutato questa proposta della Chiesa, appoggiata anche dal Governo italiano e dal Quirinale, e ad oggi si assiste allo sciopero generale e il blocco completo organizzato per la giornata di domani in tutte le principali città d’Italia.

Pizzaballa riflette sempre con il direttore Calabresi come il dramma di Gaza abbia in maniera positiva risvegliato la coscienza di dignità di ogni persona, un qualcosa di «positivo che fa indignare e risvegliare un desiderio di pace», ma al contempo questa partecipazione positiva «viene espressa anche in maniera troppo negativa, c’è troppo contro». Secondo il cardinale e Patriarca di Gerusalemme, oggi come in futuro, occorre dare un’espressione molto più positiva delle condizioni di pace, impegnandosi invece meno delle controversie e scontri legati alla situazione della Global Sumud Flotilla.
Detto questo, l’auspicio vero della Chiesa di Papa Leone XIV – rappresentata in Terra Santa dal Patriarca Pizzaballa e dal Custode Fra Francesco Ielpo – non è di scontrarsi sul tema Flotilla, ma di sostenere ogni sforzo di pace come quello emerso dal complesso piano della Presidenza Trump: la speranza è che si sia alla vigilia della conclusione di questa guerra, con il piano americano che ha «tante lacune, sicuramente, ma nessun piano sarà mai perfetto ed è ormai tempo», anche perché «sono tutti sfiniti ed esausti di questa guerra».
Pizzaballa nel podcast di Chora Media riflette sul fatto che Hamas debba ora dare l’assenso al piano e comunque la pace a quel punto non sarà “magicamente” conclusa: serve ancora molto, il conflitto potrà durare tanto finché «non si darà alla popolazione palestinese una sua prospettiva chiara».
