LA “DENUNCIA” DELLA POLONIA SUL MACRO-TEMA NORD STREAM E I TIMORI DELLA GERMANIA
Che sia la Germania o la Polonia, o ancora un sabotaggio dell’Ucraina, l’attacco al Nord Stream – uno dei canali di trasporto gas tra i più ingenti nell’epoca pre-guerra – ad oggi resta un problema non da poco dopo la sospensione definitiva dell’Europa sulle forniture in arrivo dalla Russia. Dopo che già negli scorsi mesi il Governo Tusk da Varsavia aveva escluso ogni coinvolgimento sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel settembre 2022, la Polonia con il Presidente Duda lancia una proposta che risuona soprattutto nelle stanze del Bundestag a Berlino: «i Nord Stream 1 e 2 vanno smantellati», spiega il n.1 polacco in una lunga intervista alla BBC.
Il motivo è molto semplice, Duda teme che la Germania possa essere tentata nei prossimi mesi di riattivare le forniture di gas, magari sfruttando un appeasement internazionale per il vertice Trump-Putin che dovrebbe porre fine alla guerra in Ucraina entro fine 2025: tutto ciò che concerne i flussi di gas dalla Russia fino all’intera Europa «non dovrebbero mai essere ripristinati», ribadisce il Presidente polacco, a prescindere di come potrebbe finire il conflitto alle porte dell’UE. Smantellare i Nord Stream sarebbe dunque una sorta di deterrente pratico per impedire la “tentazione” di Berlino di rimettere mano alle forniture di gas russo, tra l’altro responsabile di parte della crisi economica tedesca.
GAS & GUERRA, COSA ‘RISCHIA’ LA POLONIA CON LA FINE DEL CONFLITTO IN UCRAINA
La speranza di Duda, ribadita ancora nell’intervista alla BBC dello scorso weekend, è che non solo la Germania ma tutti i leader europei possano condividere un “tabù” chiave per il prossimo futuro del Vecchio Continente: la “lezione” della guerra in Ucraina dovrebbe insegnare a tutti, conclude il Presidente della Polonia, che non bisogna mai più rimanere alle dipendenze del gas russo tramite i gasdotti sabotati ormai due anni fa.
L’aria che si respira in Europa del resto spaventa Varsavia, che nell’opposizione alla Russia fa non da oggi la propria ragione di politica estera: le crisi economiche di Germania, Francia e Italia sul tema energetico, così come il fallimento del Green New Deal, pongono l’UE in una difficile morsa dove il ritorno al gas russo potrebbe rappresentare una pesante “tentazione” in grado di stravolgere ancora una volta i rapporti già compromessi a livello geopolitico sull’asse Mosca-Bruxelles. Al netto della chiusura del Nord Stream nel 2022, il peso sul costo del gas a livello continentale non si è minimamente abbassato, nonostante le alternative trovate tra Asia, Nord Europa e Nord Africa. Per Varsavia il gasdotto russo resta una minaccia, non solo dal punto di vista economico ma anche per il ruolo che fino ad oggi ha saputo interpretare la Polonia, vero avamposto NATO e UE nell’alleanza con Kiev contro Mosca: Duda vuole evitare un ritorno in secondo piano del proprio Paese, specie magari a vantaggio della Germania, altro nemico del passato dello Stato polacco che non è mai stato del tutto “superato” nell’establishment di Varsavia nonostante i (necessari) buoni rapporti come Stati membri UE.