Barbara D’Urso
di nuovo nel mirino del Comitato di applicazione del codice media e minori. Nell’edizione delle 13:00 di oggi, venerdì 10 gennaio 2020, del Tg5 è stato letto un comunicato relativo ad una seduta del 16 dicembre. Il Comitato in questione «ha ravvisato una violazione del codice stesso» in due puntate di Pomeriggio 5, cioè quelle «trasmesse il 15 e 18 ottobre scorso». Nel comunicato si fa riferimento alla «messa in onda in fascia protetta di scene che sviliscono la figura femminile» e che «hanno valore diseducativo». Inoltre, è stata rilevata «l’inadeguatezza dei modelli femminili proposti dal programma ad un pubblico minorile». Nel caso della puntata del 15 ottobre, in studio si parlò di vip e castità, con Francesca Cipriani che raccontò la sua esperienza, ma anche di Simone Barbato ancora vergine; Erika Natale invece parlò della sua asessualità, mentre Malena mostrò le sue tecniche di seduzione. Per quanto riguarda invece la puntata del 18 ottobre scorso, si parlò ad esempio di chirurgia estrema, con Allegra Cole e la sua quindicesima di seno.
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POMERIGGIO 5, VIOLATO CODICE MEDIA E MINORI: NON È LA PRIMA VOLTA…
Non è la prima volta che Barbara D’Urso e il suo programma Pomeriggio 5 riceve un comunicato da parte del Comitato di applicazione del codice media e minori. Nella riunione del 18 novembre scorso, ad esempio, si discusse dell’inadeguatezza dei contenuti di un’intervista del 25 settembre. Nella suddetta puntata c’erano diverse star del web presenti in studio, tra cui anche La diva del tubo. Si esaminò la memoria difensiva fatta pervenire dall’emittente in cui si evidenziava «l’attività dell’intervistata ospite della trasmissione, la brevità del segmento a questa dedicato e comunque la varietà della programmazione dell’emittente». Quelle argomentazioni però furono giudicate insufficienti a giustificare la messa in onda «in fascia protetta di un personaggio che – porno star e/o youtuber che sia – entra in dettagli in merito allo svolgimento della sua attività e propone un modello femminile stereotipato e antieducativo». Si rilevò che «i suddetti contenuti, l’orario di programmazione in cui si collocano e l’assenza di qualsiasi avvertimento teso a sconsigliare la visione da parte di minori portino a rinvenire la violazione dell’art. 3.1 del Codice di autoregolamentazione Media e Minori e dei Principi generali che lo ispirano». E così la rete fu costretta a dare notizie nel notiziario della risoluzione, come avvenuto oggi.