Posso entrare? An ode to Naples è un documentario di Trudie Styler che racconta una Napoli profonda attraverso gli occhi dei suoi abitanti
Posso entrare? An ode to Naples, documentario su Rai 1 diretto da Trudie Styler
Mercoledì 9 luglio, in seconda serata su Rai 1, alle ore 23:10, sarà trasmesso il docufilm del 2023 intitolato Posso entrare? An ode to Naples. Diretto da Trudie Styler, accompagna spettatori e spettatrici in un emozionante giro per i vicoletti di Napoli. Distribuito da Cinecittà Luce, il film è uscito il 6 novembre 2023 nelle sale cinematografiche italiane, incassando 31,6 mila euro. La produzione, firmata da Big Sur, Mad Entertainment con Rai Cinema in coproduzione con Cinecittà Luce, è stata curata da Luciano Stella, Maria Carolina Terzi, Lorenza Stella e Carlo Stella.
A occuparsi magistralmente della fotografia, ecco invece la capacità unica di Dante Spinotti. Lo spaccato di Napoli tra teatro e bellezze artistiche è delineato con, in sottofondo per colonna sonora, la canzone originale “Neapolis” di Clementino. Il cast artistico è invece composto da don Antonio Loffredo, Francesco Di Leva, Roberto Saviano e Jorit.
Posso entrare? An ode to Naples: uno sguardo sulla città oltre gli stereotipi
Posso entrare? An ode to Naples è un viaggio per rioni e quartieri di una Napoli mai vista prima. Questa potrebbe essere, in estrema sintesi, il significato del docufilm Posso entrare? An ode to Naples, la cui regia è stata curata dalla britannica Trudie Styler. Il lungometraggio delinea un panorama del capoluogo campano partendo dal noto Rione Sanità e snodandosi per vie e vicoletti. Sguardi sinceri e diretti permettono di andare oltre gli stereotipi che spesso contraddistinguono le limitate interpretazioni di Napoli e offrono, viceversa, l’opportunità di cogliere aspetti moderni e antichi della città campana.
Il viaggio disegnato dalla Styler inizia appunto al Rione Sanità, concentrando l’attenzione intorno alla figura di un sacerdote, don Antonio Loffredo, che ha aperto le porte della propria chiesa per accogliere e non per indottrinare la gente. Ecco allora che l’umanità del personaggio appare in tutta la sua forma più cruda e diretta, quando il sacerdote racconta che in sacrestia, fino a poco tempo prima, si praticava la boxe. È solo il primo accompagnatore in questo viaggio, ricco di sensazioni e intersecato a un tessuto sociale che emerge pienamente dal film voluto dalla regista britannica.
Molti personaggi narrano, ad esempio, di aver visto con i propri occhi l’uccisione di familiari o di aver assistito in diretta a un femminicidio. Spesso, però, la decisione successiva è quella di reagire senza ricorrere alla violenza, ma con un atteggiamento di positività e perdono. E allora storie e sfaccettature vengono a galla attraverso le voci dell’attore Francesco Di Leva, fondatore del Teatro Nest a San Giovanni a Teduccio, del noto scrittore Roberto Saviano o ancora dell’artista Jorit, e di molti altri. Quello sviluppato nel docufilm di Trudie Styler appare dunque come un viaggio nell’anima di Napoli, attraverso la musica, l’arte e toccando da vicino l’essenza stessa della città. Tutto per mezzo dei sentimenti e delle parole di chi quotidianamente la vive.