Prossima pandemia causata da resistenza ad antibiotici?/ 700 mila decessi ogni anno
Gli esperti danno l’allarme in merito al fatto che la prossima pandemia potrebbe essere causata dalla resistenza agli antibiotici: particolare attenzione all’Italia

La prossima pandemia potrebbe essere causata dalla resistenza agli antibiotici. Il complesso tema verrà discusso, come riporta il Corriere della Sera, nel corso della World Antimicrobial Awareness Week, ovvero una settimana indetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) proprio per dare l’allarme sulla questione. L’evento toccherà l’Europa il 18 novembre co l’European Antibiotic Awareness Day.
Il tema, ad ogni modo, è ormai da tempo all’ordine del giorno. Le stime, infatti, rivelano che la Amr provoca ogni anno ben 700 mila decessi, di cui 33 mila nell’Unione Europea e un terzo di questi ultimi in Italia. Essi, entro il 2050, potrebbero addirittura diventare 10 milioni e colpire persone che non hanno problemi di salute. Cifre che superano malattie come il cancro e il diabete. È per questa ragione che risulta fin da ora indispensabile informare i Paesi e le popolazioni in merito ai rischi di uno scorretto utilizzo di tali farmaci, che possono essere tanto utili quanto pericolosi.
Prossima pandemia causata da resistenza ad antibiotici? L’allarme in Italia
Gli esperti sono concordi in merito al fatto che la prossima pandemia potrebbe essere causata dal fenomeno della resistenza agli antibiotici. L’Italia, in tal senso, è uno tra i Paesi più interessati. A parlarne è stato, come riporta il Corriere della Sera, il Direttore Generale del Ministero della Salute, Gianni Rezza, nel corso di un convegno dal titolo «Planetary Health e Amr», organizzato a Roma da European House.
“Nel 2017 l’Italia era la maglia nera della resistenza agli antibiotici in Europa. Poi è stato varato un Piano di lotta contro questo fenomeno e campagne contro l’abuso di antibiotici. Ora stiamo continuando con queste politiche, con un certo successo, e il Piano nazionale di ripresa e resilienza costituirà un’opportunità in più”, ha detto. In primis, dunque, bisognerà puntare sulla corretta informazione pubblica e privata, ma sarà anche indispensabile investire sulla realizzazione di nuovi antibiotici nonché sugli strumenti di diagnostica. La strada tuttavia al momento sembra ancora lunga.
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