L'idea dei colloqui di pace in Vaticano non sembra piacere al Cremlino: secondo Reuters, presto la Russia respingerà formalmente la richiesta

Sembra tracollare l’idea di utilizzare la Santa Sede e – più in generale – Città del Vaticano come sede per la prossima tornata di colloqui di pace tra Russia e Ucraina, con il Cremlino che sembra rigettare sempre di più l’ipotesi dopo alcune dichiarazioni pubbliche di altissimo livello che l’avevano già parzialmente smentita: a dirlo questa volta sarebbero stati alcuni funzionari russi che hanno parlato con Reuters, descritti come “di alto livello [e] a conoscenza del pensiero del Cremlino ai massimi livelli”; mentre resta ferma la posizione di silenzio assoluto da parte dello stesso Vaticano, di Putin e anche – di fatto – di Zelensky.



Facendo prima di tutto un passo indietro, è utile ricordare che l’idea di ospitare i colloqui di pace in Vaticano era stata avanzata per la prima volta in via del tutto ipotetica dal presidente USA Donald Trump, dopo una recente telefonata con l’omologo russo Vladimir Putin, restituendo una certa idea di ‘ufficialità’ dopo la discussione tra i due: dal canto suo la Santa Sede – con Papa Leone XIV, che dopo l’insediamento si era detto disposto ad accogliere colloqui di pace, senza però citare nessuna nazione – non aveva rilasciato dichiarazioni; mentre era stata la premier Giorgia Meloni a confermare che il pontefice avrebbe accolto volentieri Putin e Zelensky (o meglio, i loro mediatori) dopo una telefonata la settimana scorsa.



La Russia rigetta l’ipotesi dei colloqui di pace in Vaticano: secondo Reuters l’autorità della Santa Sede non è riconosciuta dal Cremlino

Dal canto russo non era arrivato alcun commento ufficiale all’ipotesi dei colloqui in Vaticano e, mentre l’idea cominciava a farsi strada tra le menti dei vari attori coinvolti nelle trattative, la prima doccia fredda è arrivata lo scorso 23 maggio con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che, a un evento pubblico, si era limitato a dire che attualmente “non abbiamo idee” sull’effettiva sede del prossimo incontro, definendo poi il Vaticano – storica sede della Chiesa cattolica – “un po’ inelegante per i Paesi ortodossi“, oltre che “scomodo” per la stessa Santa Sede, che avrebbe dovuto ospitare delegazioni provenienti da “Paesi ortodossi” che di fatto non ne riconoscono l’autorità.



Più o meno la stessa posizione di Lavrov è stata espressa anche dai funzionari sentiti da Reuters, secondo i quali il Vaticano “non è visto in Russia come una forza seria, in grado di risolvere un conflitto così complesso”: motivazioni alle quali, inoltre, se ne aggiungerebbero anche altre legate al fatto che la Santa Sede è circondata dall’Italia, Paese membro di UE e NATO, sostenitore dell’Ucraina e punitivo nei confronti della Russia; senza dimenticare che le sanzioni internazionali renderebbero pressoché impossibile alla maggioranza dei mediatori del Cremlino raggiungere Roma senza rischiare l’arresto.

Il Cremlino, dal canto suo, continua a mantenere il riserbo e non ha risposto alle domande di chiarimento da parte di Reuters, ma è ironico notare che, secondo uno dei funzionari, la sede migliore in questa fase del conflitto sarebbe il terreno neutro della Corte Penale Internazionale dell’Aia, non fosse che sul conto di Putin pende un mandato d’arresto per (presunti) crimini di guerra: potenzialmente, secondo le fonti di Reuters – al di là del Vaticano, escluso nella loro opinione – i colloqui quasi certamente si terranno tra Turchia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Oman.