La procura federale del Belgio ha chiesto la revoca dell’immunità per le eurodeputate Pd Moretti e Gualmini. È uno strascico del Qatargate

Garantisti o non garantisti? Questo è il dilemma. Se sia preferibile attaccare l’opposizione perché alcuni dei suoi esponenti sono oggetto delle attenzioni della magistratura, condannati o rinviati a giudizio per il Qatargate, o piuttosto difendere due deputate del gruppo di Bruxelles contro le quali la magistratura belga sta avviando le proprie indagini chiedendo la decadenza dei benefici di immunità parlamentare.



Tanta parte dei militanti iscritti oggi sente che lo spettro dell’inchiesta Qatargate che ha travolto il gruppo dei democratici nella scorsa legislatura europea aleggia ancora tra le ovattate stanze dei grattacieli in vetro e cemento dell’europarlamento. Di certo la vicenda non è ancora conclusa. Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini sono ancora sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati che evidentemente non hanno fatto piena luce su quella che è stata una delle vicende più torbide che abbia mai interessato i deputati italiani a Bruxelles.



Ad andare a ritroso con la mente, la tesi dell’accusa, tutta da dimostrare, è stata quella di un coinvolgimento di alcuni deputati in decisioni poco chiare – assunte nelle commissioni – che avrebbero favorito i rapporti con alcuni Paesi estranei all’Unione. In particolare, il Marocco e il Qatar sono finiti sotto la lente di ingrandimento per delle prassi che sono state tutte imputate ad un ex deputato prima dei Democratici di sinistra e poi del Pd, che avrebbe con la sua attività, insieme all’assistente parlamentare, spinto le decisioni in senso favorevole a quei Paesi in cambio di altre utilità.



Andrea Cozzolino non è stato candidato nel 2024 proprio per questi motivi, dopo essere stato raggiunto da un ordine di custodia, poi risoltosi in nulla. In quella vicenda, a suo dire, sono entrati anche i servizi segreti di diversi Paesi che, per qualche motivo, avrebbero spinto sotto la lente d’ingrandimento determinati comportamenti ed a tutt’oggi non è chiaro se si sia arrivati o meno a una soluzione giudiziaria definitiva. In più, il magistrato inquirente di quella vicenda sarebbe stato anch’egli indirettamente coinvolto in non ben chiari rapporti con la politica.

Molti avevano dimenticato la vicenda Qatargate, tranne forse proprio i magistrati che hanno ereditato i fascicoli e che oggi chiedono a gran voce che vengano fatte decadere le garanzie di immunità nei confronti delle due deputate. Cosa farà a questo punto il gruppo progressista al parlamento europeo? Cosa faranno i gruppi che appoggiano l’attuale presidente von der Leyen di fronte alla richiesta dei magistrati?

L’ipotesi più probabile è che venga lasciata mano libera alla magistratura, tenuto conto che un eventuale voto in senso contrario andrebbe in profondo disaccordo con la linea politica del Pd, ed in generale i gruppi progressisti, che hanno avuto su questa vicenda una forte presa di distanza.

Di certo è di nuovo al centro dell’attenzione il rapporto tra magistratura e politica e questa volta coinvolge due esponenti di lungo corso dell’attuale dirigenza democratica, persone con le quali l’attuale segretaria Elly Schlein ha avuto anche un rapporto personale diretto, avendo frequentato quelle stesse aule in quel periodo.

La richiesta della magistratura, evidentemente motivata dalla necessità di approfondire fatti e circostanze che si potranno forse accertare solo una volta che siano cadute le garanzie che assistono la funzione parlamentare, appare ineludibile, ma non vi è dubbio che anche a Bruxelles si rendono conto che proseguire su questa strada significa riaprire una vecchia ferita che tutti pensavano fosse stata ormai rimarginata.

Ad oggi non sono pervenute posizioni chiare da parte del partito che le ha elette e che si trova in evidente imbarazzo rispetto ad una vicenda che aveva confinato nell’alveo di un comportamento individuale tenuto da personalità contigue ma comunque non organiche al partito.

Ora lo scenario cambia radicalmente, perché le due elette sono evidentemente espressione dell’attuale maggioranza e soprattutto sono molto vicine all’attuale segretaria, il che impone di assumere un atteggiamento coerente alla segreteria nazionale. Se l’attività della magistratura viene ritenuta legittima e dovuta, qual è il comportamento che debbono tenere le due in questione? Auto-sospendersi? Attendere fiduciose l’esito delle indagini ed eventualmente avere un profilo meno esposto?

In entrambi i casi la loro posizione è astrattamente assimilabile a qualunque altro deputato, anche italiano, che venisse raggiunto da inchieste della magistratura. Essere garantisti o meno, essere coerenti o meno, questo il dilemma. Forse, ancor prima, era opportuno ricandidare Moretti e Gualmini, visto che pendeva l’indagine, oppure le si doveva candidare per forza? Le risposte arriveranno. Se non da Roma, stavolta dalla tanto amata Bruxelles.

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