Il parrucchiere non ci accontenta sbagliando il taglio o peggio mettendo a rischio la nostra salute? Puoi chiedere il risarcimento

Non tutti i tagli di capelli finiscono in un sorriso: quando dal parrucchiere si esce con un danno, può scattare il diritto al risarcimento.

C’è un momento quasi sacro nella vita di molte donne. Un rito che può avvenire ogni mese, oppure all’improvviso, sull’onda di una delusione amorosa, di un nuovo inizio, di una voglia matta di cambiamento. Si entra nel salone con una foto in mano o un’idea in testa, con l’entusiasmo che qualcosa, anche solo nei capelli, possa essere diverso.



Il parrucchiere ascolta, annuisce, suggerisce. Poi si passa allo specchio. Il taglio, il colore, la piega. E nella maggior parte dei casi, la storia finisce con un selfie sorridente o una passeggiata più leggera. Ma non sempre.

Come e quando chiedere il risarcimento al parrucchiere

Ci sono anche le volte in cui quel momento magico si trasforma in un piccolo incubo. Un taglio sbagliato, un colore completamente diverso da quello desiderato, una bruciatura sul cuoio capelluto, una reazione allergica mai vista prima. Allora l’entusiasmo lascia spazio allo sconforto, e la domanda che sorge spontanea è: posso chiedere il risarcimento?



La risposta è: dipende. Infatti, la giurisprudenza ha chiarito che il parrucchiere può essere chiamato a rispondere dei danni causati al cliente, ma non per ogni semplice errore. Ci vuole di più. Occorre che l’intervento sbagliato causi un danno concreto, tangibile, non solo un fastidio estetico o una delusione soggettiva. In altre parole, se il taglio non è come te lo aspettavi, non basta. Ma se quell’errore ha portato a un vero pregiudizio, allora sì, si può agire per ottenere un risarcimento.

Puoi ottenere il risarcimento dal parrucchiere, ecco quando (ilsussidiario.net)

E qui si apre un mondo. Perché l’attività del parrucchiere, per quanto sembri innocua, può provocare anche danni seri. Si pensi, ad esempio, a una lesione alla cute provocata da una forbice maneggiata con poca attenzione, o da un rasoio troppo affilato. Oppure a una scottatura causata dal phon tenuto troppo vicino alla testa per troppo tempo. E ancora, a un prodotto per la colorazione dei capelli che scatena una reazione allergica violenta, magari per la mancata verifica preventiva delle condizioni della cliente. In questi casi, il danno non è solo estetico. È biologico, e può riguardare direttamente la salute e l’integrità fisica.



E quando c’è un danno alla salute, non si parla più solo di risarcimento civile. In certe situazioni, soprattutto se c’è stata una grave negligenza, può scattare perfino la responsabilità penale. Questo accade, per esempio, se il parrucchiere ha usato strumenti non a norma, non ha rispettato le regole igieniche di base o ha ignorato le controindicazioni specifiche di un trattamento. La legge, in questi casi, parla chiaro: chi esercita una professione deve farlo con diligenza e competenza. E se qualcosa va storto, e la responsabilità è sua, deve rispondere.

Certo, non serve trasformare ogni delusione da parrucchiere in un’aula di tribunale. Però è giusto sapere che, quando il danno è reale, documentabile e provocato da un comportamento negligente, il cliente non è senza tutela. E così, tra un taglio sbagliato e un’ustione evitabile, il confine tra semplice errore e danno risarcibile può essere più sottile di quanto si pensi. Anche in un luogo in cui, in teoria, si entra solo per sentirsi meglio.