RAI/ Guai a dimenticare la “storia” quando si combatte con Tv on demand & co.

- Edmond Dantès

In tempo di piattaforme streaming e OTT, la Rai tiene. Ma una strategia di lungo periodo deve basarsi su due pilastri

nomine rai La sede Rai in viale Mazzini (LaPresse)

Con l’esplosione delle piattaforme di streaming on demand e degli OTT – Over the Top, media company che offrono servizi e contenuti direttamente su Internet –, la Tv pubblica oggi non si deve scontrare solo con le reti private o con le pay Tv – Mediaset e Sky in primis – ma anche con  tantissimi altri attori che insidiano ascolti, primato e raccolta pubblicitaria.

C’è da dire, però, che la Rai si sta difendendo bene. Con l’avvento della pandemia da Covid-19, le performance e gli ascolti della Tv generalista sono tornati a crescere: secondo dati Agcom, nel 2021 la Rai guadagna share sia nel “giorno medio” (si certifica un +0,9%), sia nella fascia “prime time”, dove cresce di 1,6 punti percentuali.

Apparentemente, quindi, almeno uno degli attori del panorama mediatico italiano è in buona salute. Una salute che tuttavia deve essere preservata anche sul lungo periodo: perché questa leggera curva ascendente possa continuare a salire, è essenziale che la Rai non perda mai di vista due elementi chiave: l’innovazione e il mantenimento dei propri asset storici.

In termini di innovazione, la Tv pubblica ha ancora molta strada da fare, ma le recenti iniziative di sviluppo di un hub digital segnalano un sostanzioso cambio di passo nell’approccio al “nuovo”, un approccio che deve però essere bilanciato con l’altro elemento a cui si accennava sopra: il mantenimento degli asset storici, che significa consolidamento e valorizzazione di tutte le risorse già messe in campo per la produzione, tra cui professionisti e strumenti. I programmi che ormai da anni sono entrati nel cuore degli italiani non possono essere ricollocati o tagliati solo per “svecchiare” la televisione pubblica, perché magari sono considerati ormai polverosi o perché non rispondono all’imperativo della novità. Essi sono invece un’imprescindibile fonte di valore a cui la Rai non può rinunciare: non solo connotano e definiscono l’identità delle Reti, ma sono anche entrati nel retroterra culturale e nelle conversazioni quotidiane degli italiani. Si rivolgono soprattutto a un pubblico di appassionati, di spettatori fidelizzati ormai affezionati a conduttori, format e dinamiche, spettatori che vogliono sì una Tv dinamica ma anche una Rete familiare. E in un contesto caratterizzato tra l’altro da progressiva saturazione del mercato – ricordiamo – la fidelizzazione è preziosa quasi quanto l’innovazione.







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