Con l'apertura dei seggi per i Referendum 2025, tutte le risposte sull'esercizio del diritto di voto: si può andare a votare senza ritirare le schede?
Meloni al seggio senza schede: le 6 modalità di voto
Lo aveva detto e nonostante la furiosa polemica dei leader di Centrosinistra contro la sua particolare modalità di astensione ai Referendum 2025, la Premier Giorgia Meloni l’ha fatto davvero: nella prima giornata di votazioni per i 5 quesiti abrogativi su Lavoro e Cittadinanza, la Presidente del Consiglio ha “confermato” il fatto che si può andare a votare senza ritirare le schede, manifestando così la sua piena astensione critica.
In casa Centrodestra, Tajani e Salvini hanno scelto l’astensione “classica” non andando a votare, mentre il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi è andato a votare 5 No, come da lui espresso all’uscita del seggio di Milano. Meloni si è invece presentata al suo seggio a Roma parlando con gli scrutatori e manifestando la sua volontà di non ritirare le schede, ergo non facendo alzare il quorum: si tratta di una delle 6 modalità permesse nell’esercizio dei Referendum abrogativi, come spieghiamo in questo focus ad hoc. Astensione “classica”, voto di tutte le 5 schede, voto solo di alcune schede, metodo “Meloni”, ritiro schede ma senza entrare in cabina, verbalizzazione scritta contro i quesiti dei Referendum. (Agg. di Niccolò Magnani)
Cosa si può fare con le schede dei Referendum (e cosa no)
Con l’apertura odierna dei seggi per i Referendum 2025 riemergono i sempre classici dubbi sulle possibilità concesse agli elettori per esercitare il loro diritto (e ricordiamo: dovere) di voto, tra i sostenitori del “Sì” che invitano caldamente a recarsi al proprio seggio di fiducia, i sostenitori del “No” che propendono per l’astensionismo utile a non raggiungere il quorum – e di fatto rendere inutile la consultazione referendaria – e chi si chiede se sia possibile andare a votare senza ritirare le schede: un argomento, quest’ultimo, sollevato solamente pochi giorni fa dalla premier Meloni, che ha precisato la sua intenzione di recarsi alle urne per i Referendum 2025, ma di non “ritirare la scheda”.
Prima di arrivare al tema delle possibilità che ci saranno concesse tra oggi e domani, è bene ricordare brevemente che i Referendum 2025 promossi dalla CGIL e dai Radicali mirano a cambiare alcune leggi relative al lavoro – tra licenziamenti, precariato, sicurezza e Jobs Act – e alla cittadinanza – abbassando l’età per conseguirla per gli stranieri –: affinché le consultazioni abbiano successo, la maggioranza dei votanti dovrà crociare sul “Sì”, mentre al contempo resta il tema del quorum del 50%+1 degli aventi diritto (calcolato separatamente per ognuno dei quesiti) che devono recarsi alle urne per rendere valida la consultazione.
Referendum 2025, tra “Sì”, “No” e astensionismo: è possibile andare a votare senza ritirare la scheda?
La conseguenza ovvia in caso di mancato raggiungimento del quorum è che i Referendum 2025 non potranno essere approvati neppure a fronte di un (ipotetico e poco probabile) 100% di “Sì” da parte degli elettori, ed è proprio qui che entrano in gioco le nostre possibilità: ovviamente, chiunque vorrà approvare i quesiti proposti da CGIL e Radicali avrà come unica possibilità quella di recarsi al proprio seggio, ritirare tutte e cinque le schede e apporre una croce sul “Sì”; sempre fermo restando che si potrà votare anche solamente a favore di alcuni dei quesiti.
Similmente, chiunque non volesse vedere approvate le cinque proposte potrà procedere in due (o meglio quattro, ma ci torneremo) modi diversi: da un lato, quello di recarsi comunque alle urne e votare “No” ai cinque quesiti, conscio in questo modo di contribuire al quorum; dall’altro, quello di evitare direttamente il viaggio fino ai seggi, ignorando i Referendum 2025 ed evitando così di contribuire al quorum, fermo restando che, se il 50%+1 degli aventi diritto si recasse alle urne e vincesse il “Sì”, l’astensionismo sarebbe solamente fine a sé stesso e danneggerebbe la corsa verso il “No”.
Come accennavamo prima, ci sono anche altre due possibilità: da un lato, quella di recarsi alle urne e invalidare la propria scheda, con l’esito che sarà conteggiata per il quorum e non contribuirà né al partito del “Sì”, né a quello del “No”; dall’altro lato, invece, quella sostenuta dalla premier Meloni, che permette di recarsi alle urne e manifestare al presidente il rifiuto a richiedere le schede: in questo caso, l’esito sarebbe simile a quello dell’astensionismo, perché non si contribuirebbe al quorum, né si sosterrebbe apertamente nessuna delle due posizioni.
