Siamo ancora lontani dalle elezioni regionali in toscana e le inchieste potrebbero fare seri progressi, mettendo in crisi il feudo della sinistra

La Toscana, oggi, si ritrova avvolta in una cappa di incertezza e sfiducia. Una serie di inchieste giudiziarie, complesse e dai risvolti amari, proietta un’ombra sinistra sull’amministrazione regionale, minacciando di riscrivere gli equilibri politici in vista delle prossime elezioni regionali.

Il destino dell’attuale governatore, Eugenio Giani, e la tenuta della coalizione di centro-sinistra si giocano su un terreno scivoloso, dove l’eco delle aule di tribunale risuona con forza.



Il 2 novembre 2023, l’alluvione, con le sue due vittime innocenti e milioni di euro di danni, non è stata solo una tragedia naturale, ma, secondo la Procura, il culmine di anni di presunte negligenze.

L’inchiesta, definita “lunga, complessa e di forte stampo tecnico”, ha condotto al rinvio a giudizio di 11 persone, tra cui l’ex sindaco di Prato, Matteo Biffoni, e l’attuale sindaco di Montemurlo, Simone Calamai. L’accusa è impietosa: omicidio colposo e disastro colposo, per carenze nella prevenzione e manutenzione del territorio.



Si parla di piani inefficaci, di vulnerabilità note e di una presunta falsità ideologica che avrebbe celato l’assenza di opere cruciali. Un risveglio amaro per una comunità che ora chiede verità e giustizia per una tragedia che si sarebbe potuta evitare.

Ancor più inquietante è l’inchiesta “Keu”, un nome sinonimo di tradimento ambientale e infiltrazione mafiosa. Nelle concerie di Santa Croce sull’Arno si sarebbe consumata una truffa di proporzioni devastanti. Tonnellate di fanghi tossici, un cocktail letale di cromo, nichel e idrocarburi, sarebbero state miscelate con inerti e riutilizzate illecitamente come sottofondi stradali e riempimenti in cantieri in tutta la regione, dalla SR 429 all’area Vacis di Pisa. Un sistema di “mercato parallelo” dei rifiuti che ha generato milioni di euro di profitti illeciti e ha lasciato dietro di sé terreni avvelenati. L’aspetto più sinistro è il presunto coinvolgimento della ndrangheta, capace di insinuarsi nella filiera dei rifiuti, dimostrando la fragilità del tessuto economico toscano di fronte alla criminalità organizzata.



Un altro squarcio nel velo della presunta integrità politica è stato aperto dall’inchiesta per corruzione che ha travolto l’ex sindaca di Prato, Ilaria Bugetti. Le accuse sono pesanti: aver favorito gli interessi dell’imprenditore Riccardo Matteini Bresci in cambio di voti e finanziamenti.

I favori contestati si sarebbero concretizzati nel tentativo di influenzare decisioni cruciali sugli enti di gestione del ciclo idrico e i costi di depurazione. La sua repentina dimissione, pur dettata dalla volontà di difendersi, ha lasciato un vuoto di fiducia e ha evidenziato la facilità con cui gli interessi privati possono tentare di distorcere la cosa pubblica.

Infine, l’ombra sui fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le inchieste, che hanno coinvolto Firenze, Prato ed Empoli, hanno svelato un meccanismo subdolo di truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione Europea. Trentacinque persone e 16 società sono finite sotto la lente d’ingrandimento per aver creato società fittizie e gonfiato bilanci al fine di accaparrarsi milioni di euro destinati a progetti di digitalizzazione e transizione ecologica.

Un tradimento della speranza, che vede risorse cruciali per il futuro della regione deviate illecitamente. L’azione della Procura europea (EPPO) testimonia la gravità di queste frodi, che minano alla base la ripresa.

Questo scenario giudiziario pone il centrosinistra toscano in una posizione di estrema vulnerabilità in vista delle prossime elezioni regionali. Il Pd, già scosso, dovrà affrontare le inevitabili richieste di rigore etico e trasparenza da parte dei propri alleati minori, rendendo complessa la costruzione di un “campo largo” con forze come il Movimento 5 Stelle, da sempre paladino dell’anti-corruzione.

Al contrario, per il centrodestra, queste inchieste rappresentano un’opportunità quasi inaspettata. Forte dell’avanzata alle ultime elezioni europee del giugno 2024, che ha visto Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, emergere come primo partito in Toscana (attorno al 30%), l’opposizione si presenta coesa, pronta a cavalcare il malcontento e a dipingere il governo uscente come inefficiente e opaco. La ricerca di un candidato unitario e “pulito” sarà la chiave per capitalizzare la sfiducia degli elettori.

Alle urne si preannuncia un aumento dell’astensionismo, alimentato dalla disillusione, e un potenziale voto di protesta verso chi promette un radicale cambio di rotta.

Se riconfermato, Giani dovrà rassicurare l’elettorato, dimostrando trasparenza e un’efficace gestione degli scandali. La Toscana si prepara a un voto che non sarà solo politico, ma un banco di prova per la sua integrità e il suo futuro, sotto l’ombra pesante di un’inquietante verità.

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