Rifiuti nucleari radioattivi: in Francia 280.000 metri cubi di scorie a bassa attività restano senza deposito, aumenta il rischio per il lungo periodo
Al momento in Francia ci sono oltre 280.000 metri cubi di rifiuti nucleari a bassa intensità, ma con una durata radiologica superiore a 100.000 anni, che non hanno ancora una destinazione sicura e definitiva e si tratta di materiali che, anche se non classificati come altamente attivi, restano problematici per la loro durata temporale e per la loro diffusione su tutto il territorio, provenienti da settori legati all’industria nucleare, alla medicina, alla ricerca e da operazioni di smantellamento come quelle in corso nell’impianto Orano Tricastin, nel sud-est del Paese.
Questi rifiuti non sono attualmente previsti nel progetto Cigéo, il centro di stoccaggio geologico profondo destinato alle scorie più pericolose e radioattive, la cui costruzione è ancora in fase preparatoria e a metà maggio e l’Agenzia nazionale francese per la gestione dei rifiuti radioattivi (Andra) ha aggiornato la stima dei costi di Cigéo, che potrebbe raggiungere tra i 26 e i 37 miliardi di euro nell’arco dei prossimi 150 anni, ma nel frattempo, rimane aperta la questione delle scorie a bassa attività con lunga vita, che rappresentano una categoria a parte e per la quale manca una pianificazione specifica e dedicata.
La maggior parte delle risorse dell’Agenzia proviene direttamente dai soggetti produttori come EDF, Orano e il Commissariat à l’énergie atomique, ma nonostante la sostenibilità finanziaria dichiarata dalla Corte dei conti, resta insoluta la questione del nucleare come problema logistico e ambientale nel lungo periodo: questi rifiuti, che non trovano spazio né in Cigéo né in altre soluzioni operative, vengono per ora mantenuti in depositi temporanei distribuiti in varie regioni, spesso vicini a impianti o aree industriali dismesse.
Rifiuti nucleari radioattivi e bassa attività: nessuna destinazione concreta, aumento dei costi di gestione nel tempo
I rifiuti nucleari coinvolti comprendono principalmente componenti metalliche, cementizie, resine, filtri contaminati e residui derivanti dalla manutenzione o dallo smontaggio di impianti legati al ciclo del combustibile nucleare e nonostante la loro radioattività sia bassa in termini di intensità, la durata della contaminazione è talmente alta da richiedere comunque sistemi di isolamento a lungo termine, che ancora non sono stati realizzati o approvati, lasciando aperta una questione in termini strutturali non di poco conto per tutto il sistema nucleare in Francia.
Tra le operazioni che generano questi materiali fanno parte anche i recenti lavori di smantellamento delle torri di raffreddamento dell’impianto Orano Tricastin, demolite ad aprile con tecniche meccaniche graduali, materiali come cemento contaminato o acciaio debolmente attivo che derivano da interventi simili e vanno a sommarsi a un accumulo già abbondante, che cresce con l’avanzare dei progetti di dismissione e con il progressivo rilancio del nucleare civile previsto nei prossimi anni dal governo francese.
Il piano Cigéo, pur essendo considerato la futura infrastruttura portante del sistema di stoccaggio geologico, ha limiti precisi nella classificazione dei rifiuti ammessi e la sua attuazione è prevista non prima del 2027-2028, lasciando, per ora, scoperto tutto il segmento delle scorie secondarie; i depositi esistenti sono già pieni o non pensati per contenere materiali che resteranno pericolosi per decine di migliaia di anni, e nonostante gli aggiornamenti periodici di Andra, nessuna strategia definitiva è ancora stata approvata.
Il nucleare oggi in Francia si trova quindi in una fase di rilancio industriale, ma anche di contraddizioni nella sua gestione: la produzione di energia e il mantenimento degli standard di sicurezza avanzano, ma la questione dello stoccaggio resta un tema problematico e irrisolto e, in assenza di una soluzione definitiva per i rifiuti a lunga vita e bassa intensità, si profila un futuro dove i costi di sorveglianza, contenimento e gestione cresceranno a dismisura, con implicazioni operative e ambientali da tenere sotto controllo.
