Riforma pensioni 2025, c’è un dato di cui tenere conto nel nostro Paese: la riduzione degli anni di vita in buona salute

RIFORMA PENSIONI 2025, L’ANALISI DI BENEDETTI

Dal 2027 l’età pensionabile in Italia potrebbe aumentare di tre mesi, a causa dell’incremento dell’aspettativa di vita. È noto che il Governo intende congelare questo aumento, anche se non si sa con che grado di “intensità”, cioè se per tutti i cittadini o solo per alcuni, se per tutti i requisiti o solo quelli anagrafici.



In ogni caso è interessante l’analisi di Martina Benedetti, che su Today evidenzia come l’incremento dell’aspettativa di vita si accompagni a una riduzione della speranza di vita in buona salute. In pratica si vive mediamente di più, ma spesso non bene. Un problema non irrilevante pensando a quanti rischiano di avere assegni pensionistici di importo modesto, magari frutto di assegni calcolati col sistema contributivo.



RIFORMA PENSIONI 2025, I PENSIONATI CHE LAVORANO

Infatti, sembra che si dovrà ricorrere in età avanzata sempre più a cure mediche e assistenza sanitaria che possono avere un costo non indifferente, considerando che spesso non si riesce a far riscorso al servizio pubblico per le tante richieste e la disponibilità insufficiente di posti. Forse anche per questo ci sono non pochi pensionati che continuano a lavorare.

Il Sole 24 Ore spiega che sono circa 124.000, in prevalenza agricoltori, artigiani, commercianti e professionisti. Perlopiù la probabilità di continuare a lavorare è alta tra quanti sono andati in pensione prima con assegni più bassi, ma non mancano anche molti over 69 con assegni cospicui che non intendono stare lontani da un’attività lavorativa.



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