IL PREMIO DI RISULTATO ALLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Come sviene spiegato all’interno della guida “Pensioni 2021” a cura del Sole 24 Ore, “in un’ottica di incremento della propria posizione previdenziale e, quindi, del futuro assegno di pensione, particolare interesse va rintracciato nella possibilità di convertire il premio di risultato in contributi di previdenza complementare, con ulteriori vantaggi fiscali rispetto a una forma di risparmio già particolarmente incentivata dal 2007”. Infatti, quei lavoratori che scelgono di destinare il premio di risultato alla previdenza complementare possono portare in deduzione dal proprio reddito tale somma “anche oltre i limite generale pari a 5.164,57 euro, arrivando in questo modo a un valore massimo di 8.164,57 euro”, considerando che l’importo massimo del premio è di 3.000 euro l’anno e che “può essere riconosciuto ai dipendenti che hanno avuto nell’anno precedente un imponibile fiscale di massimo 80mila euro lordi”. Non bisogna poi dimenticare che una volta che si va in pensione, “la quota di prestazione derivata dal premio convertito non è sottoposta ad alcun tipo di prelievo fiscale”.
ASSEGNO PENSIONI MARZO PIÙ BASSO?
Non si tratta di un taglio deciso dal Governo Draghi, ma effettivamente nel mese di marzo diversi pensionati riceveranno assegni pensioni più bassi rispetto al consueto: in attesa di una riforma che ponga al centro il “nodo” previdenziale finora ancora non risolto neanche dalla Quota 100, nel mese di marzo appena cominciato il conguaglio Irpef ha portato alla diminuzione dell’assegno di pensione. Come però ha spiegato anche l’Istat, l’assegno previdenziale riservato ad impiegati ed operai nel biennio 2019-2020 è sceso dello 0,3%: a pesare poi sulla mensilità, infine, ci saranno anche gli importi relativi all’addizionale regionale 2020 e all’addizionale comunale 2020. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, IL “SUCCESSO” DI QUOTA 100 E OPZIONE DONNA
L’Inps di Bergamo ha diffuso i dati relativi alle pensioni erogate nel 2020, cresciute di circa 3.000 unità, con un valore medio aumentato di 26 euro. Bergamonews.com riporta le parole di Roberto Corona, segretario Fnp Cisl provinciale, secondo cui la crescita del numero di pensioni erogate, “nonostante l’incremento di quasi il 50% di pensionati morti nell’anno del Covid”, “si può spiegare solo con il ‘successo’ degli anticipi pensionistici, da Quota 100 a Opzione Donna, che hanno ringiovanito la platea dei pensionati, ma, per la contemporaneità della crisi che si è riversata su economia e occupazione, non è riuscita a svecchiare il mondo del lavoro”. Continuano intanto i messaggi di cordoglio per la scomparsa di Pietro Larizza, ex Segretario generale della Uil. La senatrice Laura Garavini, come riporta Askanews, lo ricorda in particolare come “protagonista di una stagione di grandi cambiamenti nel mercato occupazionale, dei redditi e delle pensioni”, che “ha saputo essere interprete e anticipatore delle innovazioni nel mondo del lavoro”.
LE PAROLE DI UMBERTO BOSSI
In un articolo su firenzepost.it vengono riportati i dati relativi alla pressione fiscale del 2020 (pari al 43,1%) diffusi dall’Istat, evidenziando come sia “urgente una riforma equa del fisco, in Italia. Non è più possibile che solo lavoratori dipendenti e pensionati debbano sopportare il peso del costo di questo Paese con imposte progressive che falcidiano, appunto, stipendi e pensioni”. In tema di riforma pensioni vanno anche riportate alcune dichiarazioni di Umberto Bossi. Il “Senatur”, come riporta Adnkronos, evidenzia che “perché il Nord vada bene occorre lo sviluppo del Sud: ad esempio se al Sud le imprese non pagano i contributi Inps e quindi bisogna dare le pensioni a quelli che non hanno pagato i contributi, tutto questo si riverbera sui lavoratori del Nord, quindi anche il Nord non può permettersi di avere un Sud senza sviluppo. Ho sempre pensato ad un coordinamento Nord-Sud per quanto riguarda il lavoro, si tratta di mettere in piedi questo coordinamento”. Vedremo se il Governo Draghi di cui la Lega fa parte saprà realizzare questo progetto di Bossi.
RIFORMA PENSIONI, LE PROPOSTE DEI CONSULENTI DEL LAVORO
Incontrando il ministro del Lavoro Orlando, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro gli ha presentato un documento con alcune proposte anche in tema di riforma pensioni. In particolare, i consulenti del lavoro evidenziano che “una delle necessità più strutturali del nostro sistema normativo previdenziale è per prima cosa un autentico riordino, in una cornice legislativa unica e comprensibile”, dato che al momento “ci sono più di 15 ingressi a pensione per svariate categorie di lavoratori”. Dal loro punto di vista “potrebbe essere auspicabile l’introduzione di un meccanismo di flessibilità che consenta l’ingresso anticipato a pensione previa conversione, anche graduale, delle quote di assegno calcolato con metodo retributivo in metodo contributivo”.
LA MOSSA SUL CONTRATTO DI ESPANSIONE
Per i consulenti del lavoro occorre anche che vi sia “una procedura snella, chiara ed efficiente di prepensionamento” e in questo senso “risulta auspicabile allargare ulteriormente a tutte le imprese (non solo quelle dotate di Cigs e fondi bilaterali) il contratto di espansione, semplificandone i meccanismi di accesso e gestione, rendendolo strutturale e non sperimentale”. Infine, ci vorrebbero “ulteriori incentivi a favore della previdenza complementare. Dopo l’introduzione della Rita e la soppressione del FondInps, il legislatore non ha riaperto in modo sostanziale il capitolo della previdenza di secondo pilastro che invece rappresenta l’unico ingrediente sostenibile e a lungo termine per controbilanciare la diffusione sempre più estesa del metodo di calcolo contributivo delle pensioni” che porterà ad assegni più bassi che in passato.