MES E PENSIONI
L’esito dell’Eurogruppo sembra poter avere conseguenze che ricordano quanto avvenuto con la riforma pensioni del 2011. Quantomeno questo è quello che si evince da un articolo di trend-online.com, che associa il Mes, strumento ormai principe a livello europeo per affrontare l’emergenza coronavirus, con il taglio delle pensioni. “Pensioni a rischio taglio per colpa del Mes. E ci arriverà una nuova e maledetta patrimoniale? Come un fulmine a ciel sereno queste sono le preoccupazioni destinate a gravare sulle teste di tutti i pensionati e gli Italiani. Ma sicuramente non solo dei pensionati: di tutte quelle famiglie la cui pensione è se non l’unica entrata di sostentamento, almeno un voce in bilancio molto preoccupante. Il Mes, il nuovo fondo Salva Stati, nasconde molte trappole al proprio interno ed una di queste sembrerebbe proprio essere quella legata al taglio delle pensioni”, si legge nell’articolo in questione. Vedremo quale sarà la strada che percorrerà l’Italia per uscire dalla crisi e quale il destino dei pensionati.
IL RISCHIO DEL NUOVO CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ
Come noto, tra le misure di riforma pensioni varate alla fine del 2018 c’era anche un contributo di solidarietà per gli assegni superiori ai 100.000 euro della durata di cinque anni. Una decurtazione contro cui non sono mancate proteste e anche ricorsi legali. Ora tuttavia, c’è il rischio di un nuovo taglio, visto che il Partito democratico ieri ha presentato una proposta di contributo di solidarietà per i redditi sopra gli 80.000 euro annui. Ovviamente tra i redditi ci sono anche quelli da pensione, quindi c’è il rischio che chi già è stato colpito dal contributo di solidarietà attivo dallo scorso anno, ora si ritrovi a fare i conti con un altro relativo all’emergenza coronavirus. Ma non solo, perché con la proposta dem verrebbero coinvolti anche quei pensionati con reddito tra gli 80.000 e i 100.000 euro l’anno che attualmente non sono colpiti da alcun contributo di solidarietà. Vedremo intanto se la proposta del Pd riuscirà a essere approvata, visto che nella maggioranza non incontra molti favori.
RIFORMA PENSIONI, LA POSIZIONE DELL’USB
L’Usb esprime preoccupazione in tema di riforma pensioni. Come viene riportato da cagliaripad.it, infatti, l’Unione sindacale di base ricorda che “per l’emergenza Covid si è fermata la cosiddetta riforma delle pensioni e la scadenza di quota 100, se non adeguatamente rivista, comporterà un aumento dell’età pensionabile dai 62 anni della quota 100 ai 67 della legge Monti-Fornero”. C’è dunque il rischio che “alla fine dell’emergenza ci troveremo di fronte ad una crisi economica e finanziaria estremamente pesante, non vorremmo che con tale giustificazione ci trovassimo di fronte ad una riforma delle pensioni denominabile Covid”.
LE PROPOSTE DELL’USB
Vedremo cosa accadrà, stante il fatto che il confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza è in ogni caso fermo proprio per via dell’emergenza legata al coronavirus. L’Usb comunque avanza anche delle proposte. “Intanto per cominciare a dare respiro al sistema previdenziale si potrebbe cominciare con il detassare le pensioni che ogni anno versano 56 miliardi nelle casse dello Stato. Allo stesso tempo lo Stato potrebbe versare i contributi non riscossi nelle casse dell’Inps per evitare nel prossimo futuro i famosi buchi di bilancio”. Viene espressa dall’Usb anche una preoccupazione derivante dal fatto che “il sempre più probabile intervento di sostegno al sistema attraverso il ricorso al gettito fiscale potrebbe invogliare a mettere mano sia alle pensioni in essere che a quelle future. Una situazione da non sottovalutare per non finire come il sistema sanitario pubblico”.