Tendi sempre a procrastinare i tuoi impegni? Si tratta di un comportamento che svela molto di te, secondo la psicologia

Procrastinare un impegno è qualcosa che facciamo tutti, chi più chi meno. Ma cosa dice di te la psicologia se tendi a farlo sempre?

È ormai una parola entrata nel linguaggio comune spesso usata con un pizzico di ironia: procrastinazione. Ma dietro quel gesto apparentemente innocuo (ovvero rimandare a domani ciò che si può fare oggi) si nasconde un fenomeno psicologico complesso che può condizionare profondamente la qualità della nostra vita.



Non è solo pigrizia: è una strategia mentale, spesso inconsapevole, per evitare emozioni difficili come ansia, senso di inadeguatezza o paura del fallimento. Andiamo a scandagliare più a fondo i motivi dietro questo comportamento.

Che cos’è (davvero) la procrastinazione

In psicologia si parla di procrastinazione quando si sceglie volontariamente di rimandare un’azione che si essere importante pur consapevoli delle possibili conseguenze negative. È un comportamento che può riguardare qualsiasi ambito, dallo studio al lavoro, dalle decisioni importanti ai piccoli impegni. A volte si tratta semplicemente di posticipare una telefonata, altre volte rimandare un progetto che potrebbe comportare un cambiamento, si può arrivare anche a rimandare una visita medica importante.



Molti procrastinatori sviluppano nel tempo una sorta di “miopia temporale“, quindi non riescono più a orientarsi nel futuro in modo lucido e costruttivo. Il presente diventa l’unica priorità e così si predilige il piacere immediato (una distrazione o un’attività semplice) a scapito di ciò che richiederebbe impegno e concentrazione.

COsa rivela di te questo ocmportamento – ilsussidiario.net

Questo atteggiamento può portare a un circolo vizioso: più si rimanda più cresce l’ansia e più diminuisce la fiducia in se stessi.

Le cause di questo comportamento

Non di rado, chi procrastina è un perfezionista. Sembra un paradosso, ma è proprio l’eccessiva esigenza di fare tutto in modo impeccabile a generare blocchi. Chi ha standard molto elevati tende a dirsi sempre “non abbastanza pronto” e finisce per non iniziare mai.



A volte c’è di mezzo anche la paura del fallimento, o anche del successo con la pressione delle aspettative che ne deriverebbero. Uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Psychology ha evidenziato che esiste una componente genetica nella tendenza a procrastinare. Analizzando oltre 300 coppie di gemelli, i ricercatori hanno scoperto che circa il 28% della predisposizione può essere spiegata da fattori ereditari.

Inoltre i procrastinatori tendono ad avere un funzionamento più debole delle cosiddette “funzioni esecutive“, ovvero la capacità di gestire impulsi, distrazioni e organizzare il pensiero in vista di un obiettivo.

Non tutte le procrastinazioni sono uguali: gli esperti distinguono tra un procrastinatore “rilassato” che evita compliti noiosi preferendo attività piacevoli e il procrastinatore “preoccupato”, che è bloccato dalla paura di sbagliare e dall’insicurezza.

Come rompere il circolo vizioso

Uscire dalla procrastinazione cronica non è impossibile ma richiede consapevolezza e allenamento mentale. Il primo passo è riconoscere il proprio stile e capire quali emozioni si stanno evitando. In secondo luogo è utile riformulare i pensieri automatici. Si può comunicare con il sostituire il classico “non ci riuscirò mai” a un “proviamo e vediamo come va”.

Tecniche della gestione del tempo, come quella del pomodoro (lavorare per intervalli di 25 minuti) o la suddivisione dei compiti in micro obiettivi possono aiutare a superare il blocco.