Il riscatto della laurea per godere della pensione anticipata non è sempre una soluzione che può andar bene. L'analisi è stata condotta dal Corriere.
Il riscatto della laurea è una opzione che può tornare utile per anticipare la pensione. Come si evince da un’analisi del Corriere della Sera, non sempre però conviene realmente, ecco perché occorre valutarla attentamente.
Per decretare il suo vantaggio è importante tenere conto dell’età, della continuità lavorativa e dell’anno in cui il contribuente ha cominciato a lavorare e conseguenzialmente versare i suoi primi contributi.
Conviene sempre il riscatto della laurea per la pensione?
Prima di richiedere riscatto della laurea per la pensione anticipata sarebbe il caso di valutare la propria situazione e soltanto dopo far le proprie scelte.
Prendiamo come esempio un contribuente che ha iniziato a lavorare a partire dal 1996, anno in cui il sistema ha lasciato spazio al metodo contributivo. In virtù del passaggio, l’importo potrebbe cambiare significativamente per il calcolo contributivo e le soglie richieste (20 anni di contributi e 64 anni di età).
Secondo una valutazione da parte del Corriere della Sera si evincono però delle discrepanze. Chi vuol riscattare i contributi con la laurea in qualche caso può anticipare l’uscita fino a 5 anni, in altri anche in 2 o 3 anni, ma altre volte perfino “nulla” o si arriva a tardare il pensionamento.
Parlando in termini numerici e anagrafici, l’anticipo contributivo è previsto esclusivamente per chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio del ’96 in poi. La sua convenienza trova spazio ai più giovani, ad esempio per chi ha lavoratore a partire dai 24 anni in su, mentre a 27 anni gli effetti si ridurrebbero, per poi diventare “nulli” a 30 anni.
Il simulatore INPS
Nella “giungla” previdenziale c’è il rischio che alcune variabili possano comportare a dei deficit piuttosto che benefit. Ecco perché esiste il simulatore INPS, che permette ai potenziali beneficiari di comprendere la reale convenienza economica.
I motivi che potrebbero paradossalmente far tardare l’uscita sono legati alle condizioni minime da rispettare. Potrebbe diventare poco conveniente non solo a chi ha iniziato a lavorare tardi (dopo i 27 anni), ma anche chi ha maturato anche un solo mese di studi per il titolo di laurea nel 1995 ma rientrerebbe tra i lavoratori ante ’96.
In tal caso verrebbero persi i requisiti per il pensionamento a 64 anni, facendo slittare l’uscita anche a 2 o perfino 3 anni dopo.
In qualche caso è possibile beneficiare della pace contributiva così da colmare i buchi previdenziali che hanno comportato a delle discontinuità di carriera.