Roberto Boninsegna, indimenticato bomber dell’Inter e della Nazionale Italiana negli Anni Settanta, sarà uno degli ospiti nonché dei calciatori concorrenti di “Il Campionato fa 90”, lo speciale che la Rai dedica questa sera su Rai 2 in occasione del novantesimo anniversario della massima serie nostrana a girone unico: tra ironia e giochi che vedranno impegnati vecchie glorie del calcio italiano (nove in totale ognuno in rappresentanza di un certo periodo e a partire dagli Anni Sessanta a oggi), Mia Ceran condurrà quella che è una serata evento assieme a Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. E tra quiz, chiacchiere e gli inevitabili momenti di amarcord ci sarà, come detto, anche “Bonimba”, soprannome che il 76enne ex centravanti originario di Mantova )in rappresentanza degli Anni ’60 e ’70) ricevette da Gianni Brera: e dietro questo nomignolo, come per tanti altri episodi della sua lunga carriera, c’è un curioso aneddoto, rivelato dallo stesso Boninsegna che in più di un’occasione ha ricordato come l’indimenticato decano del giornalismo sportivo lo chiamò così per via di una crasi tra il suo cognome e Bagonghi, il nome di un nano che esibiva in un circo. La punta, alta 174cm e non di certo un “tappo” (anzi riuscendo a svettare molto più in alto di tanti difensori da vero numero 9) pare che si offese e allora Brera replicò così: “Ora è inutile che Bonimba mi guardi dall’alto in basso: continuerò a chiamarlo così perché sembra un nano quando corre tutto incassato… e al massimo potrà essere un nano gigante”.
ROBERTO BONINSEGNA, “LAUTARO E LUKAKU COME ME E BETTEGA”
Ad ogni modo Roberto Boninsegna, protagonista per ben 13 anni nell’Inter (dal 1969 al 1977) con cui segnò oltre 100 reti e vinse uno scudetto ancora oggi storico, anche pur non avendo proseguito nella carriera da dirigente, oggi è un apprezzato opinionista sportivo e nonostante il triennio trascorso alla Juventus (ma fu memorabile la battuta al presidente nerazzurro Fraizzoli che l’aveva già venduto contro la sua volontà: “Alla Juve ci vada lei!”, prima di sottomettersi alla sua volontà in un’epoca in cui i calciatori non erano proprietari del cartellino), continua a seguire la Beneamata rilasciando spesso delle interviste per commentarne l’andamento. E di recente Boninsegna, uno che di attaccanti se ne intende, ha fatto un curioso paragone tra Lautaro e Lukaku, coppia-gol del momento del calcio mondiale, con due omologhi bianconeri. “Loro due ricordano me e Bettega” ha raccontato il centravanti dell’Italia a Messico ’70 (protagonista anche della “partita del secolo” contro la Germania allo Stadio Azteca), spiegando che il paragone si basa sul fatto che i due attaccanti dell’Inter sono diversi ma complementari. “Noi due facemmo assieme tre anni splendidi, e la loro è una grande coppia perché non c’è egoismo, un fatto raro tra due attaccanti…” ha concluso Bonimba, pur ammettendo che la partenza di Icardi è stato un rischio da parte dei nerazzurri.
PROTAGONISTA IN TV CON… “I PROMESSI SPOSI”
Se del Roberto Boninsegna calciatore si sa più o meno tutto e l’anno scorso, in occasione del suo 75simo compleanno, sono stati diversi gli interventi e gli articoli che hanno celebrato uno dei più forti e completi bomber visti in azione nel campionato italiano, meno conosciute sono invece due curiose e a dire il vero estemporanee “incursioni” che l’ex calciatore mantovano ha fatto nel mondo del piccolo e grande schermo. Infatti Bonimba è stato innanzitutto protagonista di un breve cammeo nel ruolo di uno dei monatti (ovvero coloro che caricavano e trasportavano gli appestati durate le epidemie nei lazzaretti pubblici) nello sceneggiato tv “I Promessi Sposi” di Salvatore Nocita (1989). Non solo: Boninsegna in precedenza aveva recitato anche sul grande schermo nel film “Don Camillo”, diretto da Terrence Hill e ispirato ovviamente al personaggio letterario inventato da Giovanni Guareschi e qui vestendo proprio i panni di… un calciatore. Due ruoli episodici che non hanno mai portato Boninsegna a intraprendere una vera e propria carriera anche se, al contrario, la sua presenza nella cultura di massa e le citazioni in film e fiction si sprecano.