Due bambine sono state avvelenate dalle bacche all’asilo nido comunale “Il Lirio d’oro” di Roma. Le hanno colte e ingerite l’altro ieri nel giardino della struttura di 69 bambini sulla Portuense, che è adiacente all’ingresso nord della Fiera di Roma. E per questo hanno rischiato di morire. La bambina di tre anni è riuscita a correre verso le educatrici piangendo, con la bocca gonfia, per dare l’allarme. Quella di due anni invece è rimasta, sofferente, in un angolo. Aveva la lingua tumefatta e, complice l’orticaria alla gola e alla trachea, la saliva trattenuta ha rischiato di soffocarla. Tutta colpa di quelle bacche di pan di serpe contenenti cianuro. Per i genitori sono state ore di panico, calmate dai medici del San Camillo e del centro antiveleni del Bambin Gesù. La vicenda è stata ricostruita dal Messaggero, spiegando che terapie e flebo hanno bloccato l’avvelenamento. Ora quel giardino è stato chiuso, ma i genitori delle bambine denunceranno il Comune.
ROMA, BAMBINE AVVELENATE DA BACCHE ALL’ASILO
«Ero disperata, mia figlia poteva entrare in coma», ha raccontato Emanuela Di Teodoro, mamma di una delle bimbe. Lunedì la Procura aprirà un’inchiesta: secondo il Messaggero, i reati ipotizzabili sono lesioni e abbandono di incapace. Proprio un anno fa una delle due mamme aveva segnalato la situazione, ottenendo una commissione municipale da cui emerse il rischio di un incendio per l’erba alta vicino ad un serbatoio di combustibile. Ma il Servizio giardini ribatteva: «Non abbiamo i mezzi e il Municipio non ha mai fatto schifo come in questi ultimi due anni». Tra l’altro i sanitari arrivati con l’ambulanza hanno impiegato 45 minuti, perché hanno sbagliato due volte l’ingresso visto che l’asilo sulla strada non è segnalato. Manca anche la segnaletica stradale. Ma ora a impensierire i genitori sono quelle erbacce. Quando il Servizio giardini sollevò la questione dell’asilo alla dirigente del Dipartimento Ambiente, Rosalba Matassa, lei consigliò di aumentare le risorse umane, facendo lavorare richiedenti asilo, detenuti o pecore.