Rifiuti Roma, un terzo dei netturbini Ama inidoneo. Per svariati motivi, sono moltissimi coloro che non possono svolgere al meglio le mansioni per cui vengono pagati
Problemi su problemi per quanto riguarda la raccolta rifiuti a Roma. L’ultimo arcano è svelato quest’oggi dal quotidiano Il Messaggero, che sottolinea come fra i più di 4.300 operatori ecologici presenti nella capitale, più di un terzo risulta inabile all’incarico: «Tra gli oltre 4.300 operatori ecologici di Ama – si legge sul report pubblicato dal quotidiano – circa 1.500 risultano essere idonei parziali (in modo permanente o temporaneo) o inidonei (permanenti o temporanei) alla specifica mansione assegnata». Di conseguenza, nonostante siano stipendiati per svolgere il proprio lavoro, questi non possono farlo perchè provvisti di apposito ed idoneo certificato medico. C’è chi ad esempio è allergico allo smog, chi non può sollevare carichi pesanti, chi soffre di fastidi temporanei e che di conseguenza non può essere inserito nei turni notturni, e molti altri malanni.
RIFIUTI ROMA, UN TERZO DEI NETTURBINI AMA INIDONEO: ZAGHIS CORRE AI RIPARI
Alessandro Bonfigli, leader della sigla sindacale Uil Trasporti, commenta: «Sembra di stare su Marte, lo so. Bisogna ammetterlo: queste persone vanno messe nelle condizioni di fare qualcosa, tutti devono essere utili alla causa, specialmente in un frangente così difficile». Sempre stando a quanto specifica Il Messaggero, il tasso di assenteismo fra i netturbini sfiora da anni il 15%, con l’ultima rilevazione interna, nel trimestre luglio-settembre, pari al 14.7% fra permessi, malattie e congedi. Il nuovo amministratore unico della municipalizzata di Roma, Stefano Zaghis, ha preso di petto la situazione, ed ha già dato mandato di riconverti più possibili netturbini non idonei di Ama, di modo da provare a risolvere questa intricata questione. 200 di questi saranno spediti a fare gli spazzini di quartiere, mentre altri verranno spostati in ruoli più operativi. «Abbiamo anche chiesto di intensificare le visite mediche», conclude Zaghis .
