L'assemblea capitolina ha approvato la variazione del bilancio e la delibera numero 111 è passata: si tratta di una manovra da 36,8 milioni di euro. Ce ne parla FRANCESCO MOROSINI
Roma. Tempo di conti che non tornano al Comune di Roma. L’assemblea capitolina ha approvato la variazione del bilancio presentata il 9 luglio scorso e, con 21 voti a favore, 6 contrari e 8 astenuti, la delibera numero 111 è passata. Si tratta di una manovra da 36, 8 milioni di euro.
La “manovrina” serve a riequilibrare un buco da 7 milioni di euro di minori entrate dovute alla contrazione di alcuni trasferimenti statali e 29 milioni di maggiori spese. Per ritornare in pareggio si farà fronte al ‘buco’ con 20 milioni di storni derivanti da miglioramenti della macchina amministrativa tra i quali: 4 milioni saranno risparmiati su pensionamenti non avvenuti e aumenti di retribuzione e dirigenti non corrisposti per mancato raggiungimento degli obiettivi; 2,650 mln sono stati risparmiati per le spese di pulizia dei locali comunali, 1,5 su costi telefonici e telematici mentre 2,8 sono il primo effetto della centrale unica degli acquisti. Altri 13 milioni arrivano da maggiori contravvenzioni emesse e 3 milioni dal recupero dell’Ici sulle seconde case non ancora corrisposta e sui locali commerciali.
Tradotto: più multe per ripianare il bilancio del Comune e meno servizi al cittadino. Certo, si dirà: è colpa dei trasferimenti agli enti locali che il governo centrale ha tagliato con l’accetta. Vero. Ma rimane invariato il tema, capitolino come nazionale, di un risanamento che non avvia e non avvierà per il momento la crescita.
La città è un polmone, ha bisogno di essere ossigenata. Ma Roma sembra sempre più una steppa, un deserto texano attraversato da nuovi fenomeni di criminalità e una quantità di riciclaggio di denaro sporco dalla malavita che i Procuratori antimafia definiscono “colossale”. Azzardiamo, poi, un’ulteriore previsione: ovvero che la manovra approvata due giorni fa non basterà. Servono altri soldi per lo sviluppo e per l’atrofizzazione dei servizi e delle periferie. Per non parlare dei costi straordinari che potranno derivare da possibili variazioni ai piani di urbanistica già in cantiere.
Insomma, sembra che il micro e il macro tornino a coincidere, con uno stallo preoccupante per chi è alla ricerca di nuove iniziative per la crescita. A disturbare il quadro, non roseo, del bilancio c’è – guarda un po’, esattamente come a livello nazionale – l’instabilità politica della Giunta. Nessuno scossone o ribaltone in vista, ma il crescente vocìo che vorrebbe il Sindaco Alemanno impegnarsi sempre più a livello nazionale, magari per rilanciare quel progetto di partito dei moderati che vedrebbe coinvolto lo stato maggiore del PDL che riuscirà a sopravvivere alle macerie e allo smottamento. In caso di elezioni anticipate in primavera, si sente dire, il Sindaco potrebbe decidere di mollare la poltrona da primo cittadino e dare una mano a Via dell’Umiltà.
