Una squadra di tecnici della Protezione civile italiana è arrivata ieri a Tokyo con il compito di sostegno e aiuto ai colleghi nipponici, la maggior parte dei quali è stata inviata nelle zone più colpite dal disastroso tsunami-terremoto dello scorso venerdì. La prima attività in cui si sono impegnati è stata quella di misurare il livello di radioattività. Gli uomini della Protezione civile italiana sono saliti sul tetto della nostra ambasciata e hanno dato il via alle rilevazioni. Una volta osservati i dati raccolti, grande è stata la loro sorpresa.
Ma come, devono aver detto, non siamo venuti qui, in un paese che viene dato a rischio nucleare, dove le radiazioni che giungono dalle centrali nucleari danneggiate stanno mettendo paura a tutta il mondo? E allora come è che il livello di radiazioni che abbiamo registrato è inferiore a quello che registriamo normalmente a Roma? Eccoli, i dati, dei tecnici italiani della Protezione civile rilevati ieri a Tokyo: 0.04 microsievert/ora. Quelli normalmente registrati a Roma raggiungono quota 0.25 microsievert/ora. Un livello di radioattività decisamente più alto, che pone Roma dunque a un livello di radiazioni ben più alto di quello della capitale di un paese che in molti, sui media, danno spacciato nell’apocalisse nucleare. Il loro comunicato: «È evidente – si legge – che queste misure portano ad escludere qualunque rischio di contaminazione a Tokyo (almeno nelle vicinanze dell’Ambasciata)».
Questo perché le radiazioni registrate ieri a Tokyo ottenute con una misura spettroscopica, escludono la presenza di radiazioni provenienti da isotopi ufficiali, cioè non ci sono isotopi prodotti in un reattore nucleare. E’ dunque, quello registrato, il normale livello di radioattività che si sarebbe potuto registrare a Tokyo prima degli incidenti alle centrali. E le radiazioni romane? Esiste un livello naturale di radiazioni presenti nell’atmosfera e nel suolo che da sempre accompagna l’esistenza umana.
Come ha detto a IlSussidiario.net il professor Sgorbati, della direzione Arpa Lombardia (leggi l’intervista integrale qui), “l’esposizione naturale a cui siamo sottoposti per le radiazioni cosmiche e da quelle che provengono dalla crosta terrestre, porta a una esposizione annuale per ciascuna persona che va da 1 a 4 milliSievert all’anno”. Ha quindi aggiunto: “Queste radiazioni le assorbiamo dagli elementi naturali di cui ci cibiamo o semplicemente respirando l’aria. Teniamo conto che l’uranio che è ricco di radioattività è un macro costituente della crosta terrestre. Il livello di radioattività naturale cambia di regione in regione. In Italia il Lazio e la Campania, per via della presenza di elementi costitutivi vulcanici, sono le due regioni a più elevata presenza di radioattività con un livello di 3 e 4 milliSievert all’anno. All’opposto c’è la Val d’Aosta con il livello più basso in Italia”. Ecco dunque che viene citato il Lazio, di cui Roma è il capoluogo.
Annualmente ogni uomo riceve una dose di 2,4 milliSievert all’anno, ma nella nostra Italia si raggiungono anche punte di 3,4 milliSievert annualmente . Ovviamente il corpo umano riesce ad adattarsi a questi livelli di radioattività, ma non è così scontato. Pochi sanno ad esempio che in Italia si stima la morte di un minimo di 1500 persone fino a un massimo di circa 9mila per decessi dovuti a tumori polmonari causati dall’esposizione a fonti naturali di radioattività (fonti dell’Istituto Superiore di Sanità).