Il ricovero in RSA non si paga se il paziente è affetto da Alzheimer o demenza: la Corte d'Appello di Milano dispone il rimborso da parte del SSN
Una recente sentenza della Corte d’Appello di Milano ha consolidato ancora una volta uno dei più importanti principi giuridici che regolano le RSA – ovvero le Residente sanitarie assistenziali -, confermando che i familiari non sono tenuti a pagare le rette nel caso in cui il paziente ricoverato sia affetto da gravi patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer o la demenza senile: un principio, appunto, importate e che è postulato da diverse leggi, DPCM e – in un certo senso – dalla stessa Costituzione.
Partendo dal principio, è utile ricordare che il caso giunto sui banchi della Corte d’Appello di Milano era relativo a un uomo, figlio di un’anziana signora che è stata a lungo ricoverata in una RSA, affetta da demenza senile con aspetti deliranti, da diabete e anche da tumori: dopo il decesso della madre, il figlio si era visto consegnare un ordine di pagamento da più di 20mila euro da parte della Residenza e aveva deciso da subito di appellarsi al tribunale.
Il figlio dell’ex degente della RSA, infatti, lamentò il fatto che i costi dovessero essere pagati in toto – o anche solo in compartecipazione del 50% – dalla stessa struttura che aveva ospitato la madre malata: in primo grado i giudici avevano dato ragione alla RSA, sostenendo che la donna non fosse affetta da alcuna patologia grave e che – al contempo – in assenza del foglio di dimissioni per la paziente (dato che era effettivamente deceduta in struttura) il principio del recesso fosse inefficace.
La sentenza della Corte milanese: quando è previsto il rimborso delle spese per le rette delle RSA?
Il caso, appunto, è arrivato fino ai banchi della Corte d’Appello che – alla fine – hanno dato ragione al figlio della donna ricoverata nella RSA, disponendo sia di annullare il documento con l’ordine di pagamento, sia la copertura del 50% delle pregresse spese processuali da parte della residenza: il principio che la Corte ha fatto prevalere, infatti, sarebbe quello già postulato dalla Cassazione in tre pronunce che risalgono al 2012 e al 2024.

Per i giudici infatti, la donna era effettivamente affetta da gravi patologie tali da richiedere obbligatoriamente il ricovero in una RSA per ricevere “prestazioni socio-sanitarie a elevata integrazione sanitaria”: proprio questa sarebbe la chiave, perché la sentenza ha ribadito che il pagamento della retta della residenza è a carico del Sistema Sanitario Nazionale solo quando il paziente – o i familiari – sono costretti a chiederne in ricovero; mentre non si applica nel caso in cui si tratti di una scelta personale non disposta da alcun medico od ospedale.
