Il giallo della scomparsa di Samira El Attar nuovamente al centro della puntata di oggi, mercoledì 15 gennaio 2020, di Chi l’ha visto, il programma condotto da Federica Sciarelli su Rai3. Il caso nelle ultime ore ha subito una svolta attesa ed importante, in seguito all’arresto del marito della mamma scomparsa da Stanghella il 21 ottobre scorso. L’uomo, Mohamed Barbri, lo scorso lunedì mattina è stato fermato in Spagna, mentre camminava per le strade di Madrid. Al momento, come riferisce Il Resto del Carlino, Mohamed – indagato di omicidio e occultamento di cadavere – resta in Spagna in attesa del rientro in Italia che potrà oscillare tra 10 e 60 giorni. Secondo il procuratore capo di Rovigo, Carmelo Ruberto, la sua fuga in Spagna rappresenta un pesante indizio di colpevolezza. Stando alla ricostruzione fatta finora, l’uomo si sarebbe allontanato dalla sua abitazione lo scorso 1 gennaio, lasciando la figlia piccola alla nonna Malika, giunta in Italia dal Marocco per seguire da vicino la sparizione della figlia. Avrebbe quindi raggiunto Milano e da qui, con ogni probabilità, avrebbe preso un Flixbus per Barcellona. A tradirlo una telefonata al cugino in Italia tramite Whatsapp. Non è chiaro se Mohamed fosse intenzionato a fare ritorno a Casablanca.
SAMIRA EL ATTAR SCOMPARSA: PROVE CONTRO IL MARITO
Se per il procuratore di Rovigo che indaga sul caso di scomparsa di Samira El Attar, la decisione del marito di allontanarsi di casa sarebbe un indizio di prova della sua colpevolezza, a rendere la posizione dell’uomo ancora più difficile è ora anche il suo cellulare. Il Gazzettino riferisce oggi le ultime novità sul controverso caso partendo dalla ricostruzione fornita dal marito di Samira agli inquirenti che riferì di essere uscito di casa mezzora dopo la mezzanotte per andare a denunciare la sparizione della moglie che non vedeva dal mattino precedente. A smentirlo sarebbe il Gps del suo cellulare. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, infatti, Barbri quella sera rimase in casa per tutto il tempo e uscì molto più tardi, a notte fonda, ma non per andare in caserma. Alle 3.59 il Gps del suo cellulare rilevò una passeggiata di 1,7 km in 38 minuti. Secondo quanto emerso dall’app Google installata sul suo smartphone, l’uomo arrivò in Gorzon Sinistro Inferiore dove rimase fino alle 7 del mattino. Qui per giorni, carabinieri e protezione civile hanno cercato il corpo senza vita di Samira, senza successo.
OMICIDIO? IL POSSIBILE MOVENTE
Le uniche tracce finora emerse di Samira El Attar sarebbero tracce ematiche rinvenute dai carabinieri del Ris sulla felpa indossata dalla donna al momento della scomparsa e nell’abitazione dove abitava con Mohamed, dove i militari hanno trovato alcune pezze intrise di sangue tra i rifiuti e tracce di gocciolamento sulla parete delle quali non si conosce però ancora il profilo genetico. Nel baule dell’auto dell’indagato è stata ritrovata anche una piccola tracce ematica mista contenente il Dna sia della donna che del marito arrestato. Ma quale sarebbe il movente che avrebbe spinto l’uomo ad uccidere la moglie? Importanti, in tal senso, le testimonianze rese da alcune donne che avevano assunto Samira come badante e con le quali la donna si era spesso sfogata. Poco prima della scomparsa aveva riferito loro di volersi allontanare da quel marito definito “troppo marocchino”, eccessivamente geloso e chiuso mentalmente e del quale non era più attratta fisicamente a causa della scarsa igiene, dell’abuso di alcol e della sua dipendenza dalle slot machine. Mohamed, inoltre, non voleva che lei lavorasse in quanto ciò andava contro la tradizione islamica. La donna aveva intenzione di divorziare dal marito e per questo aveva chiesto un aiuto per fissare un appuntamento con un avvocato divorzista.