Nel 1990 durante "L’amore è una cosa meravigliosa" Sandra Milo riceve una telefonata: "Tuo figlio Ciro ha avuto un incidente". La disperazione dell'attrice diventa un tormentone.
Lo storico scherzo a Sandra Milo sul figlio Ciro
Ciro De Lollis, figlio di Sandra Milo, è passato alla storia della tv nel 1990 quando la madre conduceva “L’amore è una cosa meravigliosa”, programma pomeridiano di Rai 2. Durante una diretta, Sandra Milo ricevette una telefonata anonima in cui una voce femminile le annunciava: “Che ci fai lì? Tuo figlio ha avuto un incidente ed è ricoverato in ospedale. È gravissimo”. Quella notizia fece scattare l’urlo disperato di Sandra Milo che uscì dallo studio esclamando “Ciro” più volte. La notizia si rivelò uno scherzo di cattivo gusto, ma le immagini dell’attrice che si dispera sono passare alla storia del piccolo schermo. Al punto che nel 1997 la Milo diffidò i programmi di Italia 1, “Target” e “Ciro”, dall’utilizzare ancora il nome di suo figlio e le scene nelle quali lei lo invoca terrorizzata. Sebbene sia stato “Blob” di Enrico Ghezzi a trasformare il lamento della Milo in un tormentone.
Incidente Ciro De Lollis: il figlio protagonista di uno scherzo a mamma Sandra Milo
Ospite di Caterina Balivo a “Vieni da me” nel 2019, Sandra Milo ha ricordato il terribile scherzo: “Per me fu uno shock”. E ha aggiunto. “Ripercorrere quel momento fa sempre male. Ciro, mio figlio, aveva avuto diversi incidenti già e ricevere quella telefonata è stato un colpo al cuore. In diretta così poi. Non c’erano i telefonini in quel periodo e cercare di capire cosa fosse successo davvero fu molto complicato. Un suo amico poi l’ha avvisato dicendo che lo stavo cercando perché avevo appreso quella notizia. Lui per fortuna stava bene e si è subito precipitato a casa per tranquillizzarmi”. Di recente Sandra Milo ha spiegato a Rai Radio 2, alla trasmissione I Lunatici, da dove sarebbe partita la celebre telefonata: “Fu scoperto che a fare quella telefonata era una donna che lavorava in Via del Corso. La telefonata arrivò da un ufficio dove lavoravano ventisei donne. Negarono tutte”.