È un febbraio molto energico quello che stiamo attraversando. È quello che porterà, all’inizio di marzo, al recepimento da parte dei Paesi dell’Unione Europea delle direttive 72 e 73/2009 per il mercato elettrico e del gas che, unitamente ad alcuni regolamenti vincolanti, costituiscono il cosiddetto terzo pacchetto energia, tappa importante sulla strada della costituzione del mercato unico europeo dell’energia. Una scadenza che diventa occasione per riconsiderare le scelte nostrane in materia di risparmio energetico, di riduzione delle emissioni climalteranti e di soluzioni efficaci e sostenibili per la produzione di energia.
Un’occasione che non si sono lasciati sfuggire quanti hanno partecipato a Milano alla Mobility Conference 2011 e in particolare alla sessione dedicata ai temi energetici col titolo “politiche e azioni per dare energia al Paese”: un invito, da parte del mondo industriale, a disegnare un sistema energetico sicuro, competitivo e sostenibile; che ha trovato alcune risposte istituzionali – dal ministero dello Sviluppo economico e dalla Regione Lombardia – in vista di una strategia di ampio respiro che non c’è ancora, ma forse potrebbe muovere i suoi primi passi.
L’occasione può ripetersi per quanti interverranno nei prossimi giorni a Energia 2011 (Pisa, 11-13), seconda edizione di una kermesse dedicata all’energia organizzata dalle Associazioni Attuttambiente e Aceer (Associazione Certificatori Energetici Energy Managers Regionali) coinvolgendo una pluralità di associazioni ed enti, a partire dal Cnr e dall’Enea. La manifestazione punterà l’obiettivo sulle nuove tecnologie, sulle fonti rinnovabili, su bioedilizia e risparmio energetico; ma sarà a tema anche la comunicazione, con lo spazio-cinema dedicato ai giovani green-film maker.
Da tutto questo (e altro), può essere interessante estrarre un argomento che non ha l’appeal delle fonti rinnovabili, né la vis polemica del dibattito sul nucleare, ma potrebbe rivelarsi determinante per un serio, e soprattutto praticabile, sviluppo sostenibile. È il tema dell’efficienza energetica, rilanciato nella conferenza di Milano dalla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, in riferimento anche a uno studio dettagliato presentato nei mesi scorsi dalla stessa Confindustria.
Per efficienza energetica s’intende la capacità di sfruttare tutte le risorse tecnologiche o organizzative per utilizzare in modo razionale l’energia, consumandone meno a parità di servizio reso. Facendo leva sull’efficienza energetica, che può a buon diritto essere considerata la principale “fonte” alternativa, sarà più facile per l’Italia centrare il bersaglio assegnatole dalla direttiva comunitaria del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabilinei consumi energetici finali, da raggiungere nel settore elettrico, termico e dei trasporti.
Assumendo per il nostro Paese un consumo finale di energia al 2020 di circa 166 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), il target del 17% corrisponde in termini assoluti a circa 28 Mtep di energia da fonti rinnovabili, che però si ridurrebbero a 19 grazie a opportune misure e iniziative capillari di efficienza energetica.
Cosa significa, in pratica? Confindustria ha compiuto un’analisi di impatto economico sul sistema paese di una politica volta alla promozione e incentivazione dell’efficienza energetica. Dopo un’accurata verifica dei consumi e della potenzialità dei risparmi, l’analisi costi-benefici si è concentrata sui alcuni settori industriali e alcune tecnologie particolarmente efficienti, quali: trasporti su gomma (automobili e veicoli commerciali leggeri); motori elettrici con inverter; illuminazione nell’industria, nel terziario e illuminazione pubblica; riqualificazione edilizia nel settore residenziale e terziario; impianti di climatizzazione (caldaie a condensazione e pompe di calore); elettrodomestici (frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie, forni, pompe di calore per acqua calda sanitaria, caminetti e stufe a biomassa, condizionatori portatili); sistemi UPS (gruppi statici di continuità); cogenerazione; rifasamento.
A conti fatti, l’effetto complessivo sul sistema paese di opportune misure di efficienza energetica nei settori sopra elencati è stimato da Confindustria in 15.377 milioni di euro: tale cifra deriva da un impatto positivo sul sistema energetico di 30.806 milioni di euro, calcolato come valorizzazione economica dell’energia risparmiata e della CO2 non emessa; ad esso va sottratto un onere netto per il bilancio dello Stato pari a 15.429 milioni di euro.
Lo studio precisa che “il complesso delle misure di efficienza energetica nei vari settori industriali porterebbe a un risparmio potenziale del nostro paese nel periodo 2010-2020, pari a oltre 86 Mtep di energia fossile, per raggiungere il quale si attiverebbe un impatto socio-economico pari a circa 130 miliardi di euro di investimenti, un aumento della produzione industriale di 238,4 miliardi di euro e un crescita occupazionale di circa 1,6 milioni di unità di lavoro standard”.
Qualcuno potrà pensare di rifare i conti o di rivedere alcune previsioni; ma ce n’è abbastanza per considerare con attenzione una strada, quella appunto dell’efficienza, che peraltro corrisponde ai più sani principi della progettazione e anche… del buon senso.