È il fenomeno astronomico più noto e osservato da tutti almeno qualche volta, anche se non ancora conosciuto da tutti nelle sue reali caratteristiche scientifiche: parliamo delle lacrime di san Lorenzo, ovvero delle stelle cadenti, che anche in questa calda estate 2013 tornano puntualmente a visitarci nelle settimane centrali di agosto. Che non si tratti veramente di stelle forse è ormai di dominio pubblico: non fosse altro che per le ripetute citazioni contenute in molti film (che sono ormai una delle principali agenzie formative e culturali per la maggior parte del pubblico mondiale) dove ormai è facile sentir parlare di asteroidi, meteore e meteoriti. Le stelle cadenti sono infatti degli sciami meteorici costituiti da particelle del peso di qualche grammo e anche meno che, vagando negli spazi interplanetari, entrano nella sfera attrattiva del nostro Pianeta e “cadono” verso la superficie terrestre. Il contatto con gli strati alti dell’atmosfera, dove arrivano alla velocità di oltre 200 km/h, le incendia e le rende visibili, come fossero stelle, per dei tratti che possono andare anche fino ai 20 km per poi dissolversi. Ma qual è la loro origine e quando si possono vedere?
Osservando attentamente le scie di uno sciame, si nota che sembrano provenire tutte da una stessa zona del cielo, da un punto detto radiante; la costellazione in cui cade tale punto dà il nome allo sciame. Così le celebri stelle cadenti di agosto sono dette Perseidi, arrivando da Perseo; ma ci sono altri sciami famosi in altri periodi: come le Arietidi e le Draconidi in giugno, le Leonidi in novembre e le Geminidi in dicembre. Il fatto singolare, almeno per i non addetti, è che le particelle prima di cadere sulla Terra non vagano a caso nello spazio ma seguono traiettorie precise che possono essere ricostruite, scoprendo che le loro orbite sono associabili a quelle di alcune comete. È stato così che il celebre astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio milanese di Brera, negli anni ’60 dell’800 ha potuto dimostrare che le lacrime di san Lorenzo sono frammenti della cometa Swift-Tuttle, che fa il suo giro di boa attorno al Sole ogni 130 anni circa (l’ultima volta è stato nel 1992); lo stesso astronomo ha scoperto che lo sciame delle Leonidi è associato alla cometa Tempel-Tuttle, da lui osservata nel 1866 e che molti potranno rivedere nel 2031.
Cosa succede a una cometa quando dalla periferia del Sistema Solare, dove viaggiava come una gigantesca palla di ghiaccio sporco, arriva in prossimità del Sole? Particelle e gas fuoriescono dalla sua chioma e dalla coda, che nel frattempo si è formata; si crea uno sciame che prosegue il moto cometario ma assestandosi su orbite leggermente diverse da quella della cometa madre per via di una diversa combinazione delle forze gravitazionali agenti.
Ci si può rendere conto quantitativamente dell’abbaglio che prendiamo chiamandole “stelle” con qualche semplice dato numerico: gli strati alti dell’atmosfera, dove i frammenti cometari si illuminano, arrivano ai 95 km di distanza dalla superficie terreste, cioè al limite della mesosfera; la stella a noi più vicina (a parte il Sole) è Proxima Centauri che dista 4,22 anni luce, pari a 39924 miliardi di km. La stella più famosa della costellazione di Perseo, Algol, è lontana da noi 93 anni luce. Per quanto riguarda la visibilità della prossima pioggia meteorica, dovremmo essere più fortunati dello scorso anno: non ci sarà infatti la Luna piena a illuminare il cielo e tutta la scena (meteo permettendo) sarà per loro. I giorni migliori saranno dal 10 al 13 agosto e l’orario più favorevole sarà dopo la mezzanotte, quando la costellazione di Perseo raggiungerà una sufficiente altezza sull’orizzonte. Basterà puntare lo sguardo verso Nord-Est, poco al di sotto della ben riconoscibile Cassiopea (dalla tipica configurazione a W). I più fortunati potranno arrivare a contarne più di cinquanta in un’ora.