Si è conclusa ieri mattina a Stoccolma la sessione plenaria del Primo Gruppo di Lavoro (Working Group I, WGI) dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) nella quale i Paesi membri hanno raggiunto il consenso sul primo volume del rapporto AR5 (Fifth Assessment Report) riguardante le basi scientifiche del cambiamento climatico. In particolare i Paesi si sono confrontati sul testo del Summary for Policy-Makers (SPM), il Riassunto per i Decisori Politici: un documento di circa 30 che cerca di comunicare i principali contenuti dell’intero volume WGI. Il volume ha visto il coinvolgimento di 859 scienziati di tutto il mondo ed è stato sottoposto a due fasi di revisione da parte di esperti esterni e da esperti selezionati dai Paesi membri dell’IPCC (569 revisori nella prima fase e 800 nella seconda); questi scienziati hanno avuto il compito importante di analizzare e valutare oltre 9200 pubblicazioni scientifiche riguardanti le osservazioni degli indicatori climatici, i modelli climatici e le proiezioni climatiche.
Il testo del SPM è disponibile online e tutto il rapporto WGI sarà disponibile in forma non definitiva da lunedì 30 settembre e poi in forma definitiva da gennaio 2014; la versione cartacea sarà pubblicata nei prime mesi del 2014.
I dati
Secondo la comunicazione che ne ha fatto Sergio Castellari, Focal Point IPCC per l’Italia e presente ai lavori di Stoccolma, i contenuti del rapporto mostrano che l’evidenza scientifica degli effetti antropogenici sul sistema climatico si è andata consolidando negli ultimi anni. Quello che emerge è una descrizione dei vari aspetti dei cambiamenti climatici più “robusta”, perché basata su:
Una più vasta serie di evidenze osservative accompagnata da una migliore analisi delle incertezze insite in queste misure;
Un’analisi più approfondita dello stato della conoscenza scientifica dell’effetto delle nuvole, aerosol, radiazioni cosmiche sul sistema climatico e dell’effetto dei monsoni e El Nino/La Nina sui cambiamenti climatici a scala regionale;
Un’analisi di un numero maggiore di simulazioni numeriche prodotte da una nuova generazione di modelli climatici più avanzati (Earth System Models) e che sono stati validati sulle osservazioni (sono stati valutati più di 2 milioni di gigabytes di dati ottenuti da queste simulazioni);
Un set di proiezioni climatiche sia a breve termine (2016-2035) che a lungo termine (2086-2100).
Altre novità nel rapporto, sempre secondo Castellari, riguardano i modelli climatici di nuova generazione e i quattro scenari climatici adoperati per le simulazioni numeriche. I principali risultati presentati nel SPM e nel rapporto WGI sono accompagnati da una valutazione delle loro incertezze scientifiche.
Ecco i principali risultati del SPM, come li ha riassunti Castellari.
E’ “estremamente probabile” che più della metà dell’aumento osservato della temperatura superficiale dal 1951 al 2010 è stato provocato dall’effetto antropogenico sul clima (emissioni di gas-serra, aerosol e cambi di uso del suolo). Questo ha provocato il riscaldamento degli oceani, la fusione di ghiacci e la riduzione della copertura nevosa, l’innalzamento del livello medio globale marino e modificato alcuni estremi climatici nella seconda metà del XX secolo (“confidenza alta”).
Questo effetto antropogenico è confermato in maniera più dettagliata rispetto all’AR4 mediante la stima del forzante radiativo (la perturbazione del bilancio energetico planetario) di ogni possibile driver dei cambiamenti climatici. Per la prima volta è stato stimato anche il forzante radiativo dei “gas-serra di breve durata” come il monossido di carbonio (CO) e gli ossidi di azoto (NOx). I risultati mostrano che il forzante radiativo totale causato da attività antropogeniche è positivo ed è 2.29W/m2 nel periodo 1750 – 2011, molto più grande di quello causato dalla attività solare nel medesimo periodo (0.05 W/m2).
Gli ultimi tre decenni sono stati i più caldi dal 1850, quando sono iniziate le misure termometriche a livello globale. L’ultimo decennio è stato il più caldo. In base alle analisi dei record paleoclimatici, il periodo 1983–2012 “probabilmente” è il periodo di 30 anni più caldo degli ultimi 1400 anni (“confidenza media”). Stimando la tendenza lineare, la temperature media superficiale globale è aumentata di 0,85°C (range tra 0,65 – 1,08°C) nel periodo 1880–2012. L’aumento totale della temperatura media globale superficiale tra la media 1850-1900 e la media 2003-2012 è 0,78°C (0,72 – 0,85).
Circa la questione della “pausa del riscaldamento globale”, si può dire che Il segnale della temperatura media globale superficiale Tmgs presenta una forte variabilità multidecadale e interannuale. Le tendenze su periodi brevi come gli ultimi 15 anni (1998-2012) sono statisticamente non significative e non rappresentano in maniera adeguata le tendenze a lungo termine. Il tasso di riscaldamento in questi anni (1998-2012) è 0.05°C/decennio, ed è minore di quello del periodo 1951-2012che mostra un riscaldamento di 0.12°C/decennio .
Per le precipitazione, nelle terre emerse alle medie latitudini c’è stato un aumento dal 1901 e in particolare dal 1951 (“confidenza media” prima del 1951 poi “confidenza alta”). Mentre nelle altre aree del pianeta i dati non sono sufficienti o non sono disponibili per una valutazione dei cambiamenti a lungo termine.
Sugli eventi estremi meteorologici e climatici dal 1950 sono stati osservati cambiamenti: a livello globale “molto probabilmente” il numero di giorni e notti fredde è diminuito e il numero di giorni e notte calde è aumentato; in alcune zone la frequenza di ondate di calore “probabilmente” è aumentata in vaste aree dell’Europa, Asia e Australia; ci sono “probabilmente” più terre emerse con un aumento del numero di eventi di intensa precipitazione che con una diminuzione del loro numero; in Europa e Nord America la frequenza o l’intensità di forte precipitazione è “probabilmente” aumentata.
Per quanto riguarda gli Oceani è “virtualmente certo” che l’oceano superficiale (0–700 m) si è riscaldato durante gli ultimi decenni del 1971-2010; in questo periodo il riscaldamento oceanico si manifesta in forma accentuata superando 0.11°C/decennio (tra 0,09 e 0,13) nei primi 75m. E’ “probabile” che gli oceani tra i 700m e 2000m si siano riscaldati nel periodo 1957-2009, come pure che gli oceani si siano riscaldati anche a profondità oltre i 3000m dal 1992 al 2005 con valori maggiori nell’emisfero sud.
Le calotte glaciali in Groenlandia e Antartide hanno perso massa negli ultimi due decenni. I ghiacciai si sono ridotti quasi in tutto il pianeta e la diminuzione stagionale estiva della banchisa artica sta aumentando.
La copertura nevosa nell’emisfero nord è diminuita da metà del secolo scorso. Nell’emisfero nord nel periodo 1967-2012 il valore medio dell’estensione della copertura nevosa è diminuito di 1,6% per decennio nei mesi di marzo e aprile e di 11,7% per decennio nel mese di giugno. Le temperature del permafrost sono cresciute in molte aree del pianeta fin dagli anni 80 (“confidenza alta”).
Il livello globale medio del mare è cresciuto di 0.19 m (0.17 – 0.21 m) nel periodo 1901-2010 (mediante una stima di una tendenza lineare). Basandosi su ricostruzioni paleoclimatiche, è “virtualmente certo” che il tasso di innalzamento del livello globale medio marino ha accelerato negli ultimi due secoli.
La concentrazione atmosferica globale di CO2 è aumentata di circa 40% dal 1750. Questo aumento è stato causato dall’uso dei combustibili fossili, dalla deforestazione e da un piccolo contributo della produzione cementifera. Tutte le attuali concentrazioni atmosferica globali di CO2, metano (CH4), protossido di azoto (N2O) sono maggiori delle concentrazioni registrate nei carotaggi di ghiaccio negli ultimi 800000 anni,
Dal 1750 al 2011 le emissioni di CO2, provocate dall’uso dei combustibili fossili e dalla produzione cementifera, hanno rilasciato in atmosfera 365 miliardi di tonnellate di carbonio mentre la deforestazione e altri cambi di uso del territorio hanno rilasciato in atmosfera 180 miliardi di tonnellate di carbonio. Le emisisoni cumulative antopogeniche sono 545 miliardi di tonnellate di carbonio. Considerando le totali emissioni accumulate antropogeniche dal 1750 al 2011 sono 545 miliardi di tonnellate di carbonio: 240 di queste si sono accumulate nell’atmosfera. 155 negli oceani e 150 negli ecosistemi naturali terrestri.
Il futuro
La comunicazione di Castellari prosegue considerando le prospettive per il futuro.
Le emissioni di gas serra che continuano a crescere provocheranno ulteriore riscaldamento nel sistema climatico. Il riscaldamento causerà cambiamenti nella temperatura dell’aria, degli oceani, nel ciclo dell’acqua, nel livello dei mari, nella criosfera, in alcuni eventi estremi e nella acidificazione oceanica. Molti di questi cambiamenti persisteranno per molti secoli.
L’aumento della temperatura media globale alla superficie (TMGS) per il periodo 2016–2035 “probabilmente” sarà nel range di 0.3 °C – 0.7 °C per tutti i quattro RCP. E’ “molto probabile” che le ondate di calore accadranno con maggior frequenza e durata.
Le proiezioni climatiche, infatti, mostrano che entro la fine di questo secolo la temperatura globale superficiale del nostro pianeta probabilmente raggiungerà 1.5 °C oltre il livello de periodo 1850 – 1900 secondo tutti gli scenari RCP eccetto RCP2.6. Senza serie iniziative mirate alla mitigazione e alla riduzione delle emissioni globali di gas serra, l’incremento della temperatura media globale rispetto al livello preindustriale potrà superare i 2 °C e arrivare anche oltre i 5 °C. Il riscaldamento (TMGS) sarà più accentuato nelle aree subtropicali e tropicali del pianeta
Il livello globale medio marino continuerà a crescere durante il XXI secolo e queste proiezioni sono considerate più adeguate dalla comunità scientifica rispetto a quelle presentate nell’AR4 perché riproducono meglio le osservazioni e includono la dinamica rapida di fusione delle calotte glaciali.
Secondo le proiezioni climatiche la precipitazione media “probabilmente” diminuirà in molte aree secche alle medie latitudini e in molte aree secche subtropicali, mentre in in aree umide alle medie latitudini “probabilmente” aumenterà entro la fine di questo secolo (scenario RCP8.5). In un pianeta più caldo eventi estremi di precipitazione nella maggior parte delle terre emerse alle medie latitudini e e nelle aree umide tropicali “molto probabilmente” diventeranno più intensi e più frequenti entro la fine di questo secolo.
Secondo tutti i quattro scenari considerati, gli oceani continueranno a riscaldarsi e a causa della loro capacità termica continueranno per secoli, anche se le emissioni di gas serra diminuiranno o le concentrazioni di gas serra rimarranno costanti.
E’ “molto probabile” che in questo secolo la banchisa artica continuerà a ridursi e ad assottigliarsi e anche la copertura nevosa nell’emisfero settentrionale continuerà a diminuire con l’aumento della temperature globale. E’ “virtualmente certo” che la copertura di permafrost nelle alte altitudini si ridurrà. Il volume dei ghiacciai diminuirà in tutti gli scenari. E’ “virtualmente certo” che l’assorbimento di carbonio negli oceani causerà un aumento della acidificazione oceanica.
Al fine di limitare l’entità di questi impatti le emissioni di CO2 e degli altri gas serra devono essere ridotte in maniera sostanziale. Limitare il riscaldamento globale causato dalle emissioni antropogeniche di CO2 a meno di 2 °C rispetto ai livello preindustriali richiederà che le emissioni cumulative di CO2 di tutte le sorgenti antropogeniche rimangano sotto i 1000 GtC: si consideri che 545 GtC sono già state emesse entro il 2011.