SCONTRO HEZBOLLAH-ISRAELE/ L’incertezza aiuta Netanyahu a mantenere il potere

- int. Gian Micalessin

Scontro al confine con il Libano tra Hezbollah ed esercito israeliano. La dinamica non è chiara, ma la capacità operativa del Partito di Dio è diminuita

Israele, militari Soldati israeliani al confine dei territori occupati da Hezbollah (LaPresse)

È stato definito un “incidente” lo scontro nelle scorse ore tra miliziani di Hezbollah ed esercito israeliano al confine con il Libano. Definizione poco chiara, anche perché le milizie sciite hanno negato che ci siano stati scontri, mentre il premier Netanyahu si è congratulato con i suoi soldati per avere respinto l’attacco. Secondo Gian Micalessin, corrispondente di guerra de Il Giornale, “i casi sono due: o gli Hezbollah negano per evitare una brutta figura, o Netanyahu vuole trasmettere un senso di precarietà ai confini che lo aiuterebbe ancora a restare al comando”.

Cosa c’è dietro l’incidente che sarebbe avvenuto al confine con il Libano? Solo ordinaria provocazione? O dietro ci sono gli iraniani che interferiscono sul “piano di pace” di Netanyahu in Cisgiordania?

La verità al momento sta solo nelle telecamere con cui gli israeliani controllano tutto il confine con il Libano. Hezbollah nega ed è tutto quello che sappiamo.

Alcuni giorni fa un membro operativo Hezbollah, Ali Kamel Mohsen Jawad, è stato ucciso in Siria. Può essere stato una sorta di rivendicazione?

In effetti questo potrebbe essere il motivo dietro la tentata incursione, che però è fallita, e questo dimostrerebbe ancora una volta come negli ultimi tempi l’incisività di Hezbollah sarebbe diminuita. Questo anche per la perdita di molti capi militari in Siria. Invece è aumentata la capacità di Israele, che grazie a continue innovazioni tecnologiche riesce a garantire l’impenetrabilità dei propri confini. Una volta Hezbollah riusciva a passarli con maggiore facilità, oggi non più.

Quindi lo scontro c’è stato?

Il fatto che gli israeliani siano riusciti a intercettarli induce Hezbollah a negare per evitare una brutta figura. Bisognerebbe invece, al contrario, capire se Israele vuole trasmettere un senso di precarietà ai confini che aiuterebbe ancora Netanyahu a restare al comando.

Il fallimento di Hezbollah può dipendere dalla situazione disastrosa in cui si trova il Libano?

Non direi. Hezbollah come tutte le altre forze sta subendo una grave crisi dal punto di vista politico, non certo economico; con tutte le ricchezze che ha razziato negli anni, dispone di riserve molto consistenti. Non dimentichiamoci che prima di tutto Hezbollah è una grande azienda.

Dietro Hezbollah non può esserci una strategia dell’Iran per colpire l’annessione territoriale della Cisgiordania da parte di Israele?

In realtà i rapporti fra Iran e Hezbollah sono diventati più difficili durante il conflitto siriano. Soleimani era stato messo sotto accusa perché Hezbollah non accettava più di essere usato come carne da cannone contro i ribelli. C’è poi sicuramente la minor capacità iraniana dovuta alla morte di Soleimani, in grado di tenere a bada alleati fedeli, e la grossa crisi dovuta al Covid, alle sanzioni e al crollo del prezzo del petrolio.

L’Iran si sta avvicinando alla Cina. Dove può andare con dietro Pechino?

Ricordiamo che la Cina non è una cornucopia da cui sgorga denaro: anche i cinesi devono fare i conti con un’economia colpita dal Covid. La Cina acquisterà il petrolio iraniano perché ne ha necessità ma a prezzi di mercato, che non sono sufficienti a garantire la smania di potenza regionale dell’Iran.

Gli americani possono disimpegnarsi fino a lasciare solo Israele?

Gli americani non potranno mai lasciare solo Israele, ma bisogna vedere se Israele ha davvero bisogno degli americani per difendersi. Hanno colpito gli iraniani senza mai vedere da loro alcuna risposta.





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