SCUDO ANTI-SPREAD BCE/ Per l’Italia c’è il rischio di scelte dettate dall’esterno…

- int. Domenico Lombardi

L’Italia rischia di non poter accedere allo scudo anti-spread quando servirà. E anche di perdere la partita della riforma del Patto di stabilità

palazzochigi governo 2 lapresse1280 640x300 Palazzo Chigi (LaPresse)

La riunione del Consiglio direttivo della Bce di ieri ha deciso di rialzare i tassi di mezzo punto percentuale, rispetto al quarto di punto annunciato un mese fa, ed è stato approvato anche lo scudo anti-spread, il Tpi, acronimo di Transimission Protection Instrument.

Potranno essere acquistati titoli di Paesi che rispettano le regole fiscali dell’Ue, che non hanno gravi squilibri macroeconomici, che hanno un debito sostenibile e che adottano politiche macroeconomiche sane e sostenibili. Cosa implicano queste decisioni dell’Eurotower per l’Italia, dove lo spread è tornato a salire dopo le dimissioni di Draghi? Lo abbiamo chiesto a Domenico Lombardi, economista ed ex consigliere del Fondo monetario internazionale.

Dopo undici anni la Bce è tornata ad alzare i tassi di interesse, peraltro in misura maggiore rispetto a quanto precedentemente annunciato.

Ieri la Bce ha annunciato la fine di un’era – quella dei tassi negativi – aumentando per la prima volta da oltre un decennio i propri tassi di intervento di mezzo punto percentuale. Eppure solo lo scorso mese aveva segnalato un aumento di 25 punti base a luglio rinviando uno più corposo, probabilmente di mezzo punto, a settembre. Così facendo la Lagarde si è chiusa, da sola, in un angolo: ripudiare la guidance precedentemente fornita generando l’impressione, tuttavia, di non dominare gli eventi, oppure seguirla passivamente ed esporsi a critiche di inerzia. Ha scelto la prima aggiungendo che, da oggi in poi, la situazione verrà valutata di mese in mese, senza più fornire indicazioni prospettiche. La scelta di aumentare di mezzo punto si inserisce, peraltro, in un contesto internazionale che è in sintonia: la Fed aumenterà nuovamente i tassi di almeno 75 punti base la prossima settimana, la Banca d’Inghilterra di mezzo punto ai primi di agosto – il sesto aumento consecutivo -, mentre la Banca del Canada ha sorpreso i mercati aumentando addirittura di un punto percentuale pieno la scorsa settimana. Eppure, l’aumento di ieri, solo in parte inatteso, è da valutare congiuntamente all’introduzione del nuovo Transmission Protection Instrument, in sostanza lo “scudo” atteso dai mercati da diverse settimane.

In che senso?

L’introduzione di questo nuovo strumento è volto a contrastare attacchi speculativi su uno o più Paesi dell’Eurozona non giustificabili dai fondamentali. Le condizioni da soddisfare hanno una latitudine piuttosto ampia: si va dalla compliance con il Patto di stabilità alla condizionalità prevista dal Pnrr. C’è poi la sostenibilità fiscale che la Bce valuterà anche in base alle analisi prodotte dalla Commissione e dal Mes. Quanto tali valutazioni peseranno nella decisione della Bce, puramente discrezionale, di attivare lo scudo è possibile solo congetturare al momento. Nello scarno comunicato stampa, tuttavia, mancano una serie di dettagli operativi, ma non secondari. E poi c’è un altro aspetto da valutare.

Quale?

Ho trovato singolare che la Lagarde abbia implicato, in una malconcia risposta a un giornalista abbozzata all’impronta, uno stigma nell’attivazione dello strumento. A mio avviso, meno si enfatizza l’attivazione dello scudo a favore di uno specifico Paese più questo sarà efficace. In un certo senso, questo è stato il segreto del Pepp e dell’App. Nati per fronteggiare la pandemia e la bassa inflazione, hanno lavorato meravigliosamente bene nell’ottimizzare la trasmissione della politica monetaria nell’Eurozona e comprimere gli spread.

Nella conferenza stampa di ieri si è parlato del nostro Paese. Era inevitabile, del resto, vista la situazione politica…

Come nelle attese, l’Italia è stato il solo Paese dell’Eurozona a dominare l’attenzione nella conferenza stampa, ma la Bce ha prontamente evitato di fornire qualsiasi valutazione. È chiaro a tutti, però, data la tempistica perfetta della crisi di governo, che lo scudo possa servire soprattutto all’Italia. Almeno, questo è stato il tenore degli scambi che hanno animato gli interventi.

Il Transmission Protection Instrument può proteggere l’Italia?

Oggi, e sottolineo oggi, l’Italia soddisfa tutte le condizioni necessarie per l’attivazione dello scudo. Tuttavia, lo scudo probabilmente servirà quando proprio queste condizioni non saranno più ampiamente soddisfatte. Un tema particolarmente delicato, poi, è la valutazione della sostenibilità del debito che non è una scienza esatta. Per esempio, un debito del 160% del Pil potrebbe non essere sostenibile in determinate circostanze. Viceversa può accadere in altre circostanze. Permangono, pertanto, una serie di dubbi sull’effettiva operatività dello strumento che la stessa Lagarde non ha voluto fugare riconoscendo apertamente che non tutto è stato messo nero su bianco.

Restiamo alla situazione italiana. Non va dimenticato che potrebbe volerci del tempo dopo le elezioni anticipate per arrivare alla formazione di un nuovo esecutivo. Con un Governo in carica per gli affari correnti, quanto si potrà contare al tavolo delle trattative per la riforma della governance economica dell’Ue e per il nuovo Patto di stabilità?

Effettivamente, la crisi di governo e le modalità con cui la maggioranza si è dissolta incideranno negativamente nelle prossime discussioni sulla riforma del Patto di stabilità chiamate a conciliare l’obiettivo di crescita rispetto al rigorismo fiscale di breve termine. Avere un Draghi non solo dimissionario, ma anche politicamente cannoneggiato, ne limiterà l’impatto sulla scena europea e sui dossier di maggior interesse per l’Italia. Peraltro, la condizionalità prevista dal Patto di stabilità e dal Pnrr costituisce una condizione necessaria per accedere allo scudo. 

Una considerazione conclusiva: visto tutto il quadro, come giudica la situazione dell’Italia? Il nostro Paese corre dei rischi concreti?

Il fatto che la maggioranza si sia dissolta per motivi che gli analisti stranieri faticano a comprendere non gioca a favore della credibilità del Paese, peraltro in una congiuntura assai delicata. Nelle situazioni di incertezza, aumentano i rischi che soggetti terzi e non democraticamente legittimati possano condizionare le scelte del Paese, che i cittadini finiscono col pagare.

(Lorenzo Torrisi)

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