Portofranco, realtà di aiuto allo studio nata da Giorgio Pontiggia, con l'inizio della scuola ha ripreso l'attività. Ecco la sua proposta
Con l’avvio del nuovo anno scolastico riprende anche l’attività di Portofranco, attualmente presente in Italia con i suoi 60 centri. Iniziato a Milano grazie a un’intuizione di don Giorgio Pontiggia che Alberto Bonfanti e i suoi amici hanno preso sul serio e a cui hanno dato la forma di un luogo in cui aiutare gli studenti in difficoltà, Portofranco si è diffuso in tutta Italia perché rispondeva e risponde ad un bisogno reale, quello degli studenti e delle studentesse che hanno risultati insufficienti in una o più materie scolastiche e vogliono acquisire un metodo di studio adeguato per raggiungere la sufficienza.
Portofranco ogni volta riparte da un bisogno, quello dello studio, un bisogno che è della persona, non genericamente inteso, ma il bisogno di questo studente, di questa studentessa.
Così i volontari, che sono insegnanti in attività, insegnanti in pensione, liberi professionisti in pensione, studenti universitari e anche studenti delle scuole superiori, prendendosi a carico un bisogno di studio incontrano una persona che sente, vive, soffre all’interno di una condizione precisa e le fanno compagnia in un cammino che comincia riguardando la scuola, ma pian piano – e secondo l’apertura della libertà – c’entra con tutta la vita.
Questo è così vero che in una festa di fine estate dei giovani abbiatensi due ragazze, Daiana e Amar, hanno raccontato l’esperienza di Portofranco e hanno entrambe detto che è un luogo che è diventato per loro casa e famiglia, un luogo dove hanno incontrato uno sguardo che è su tutto.
Amar ha detto: “Per me Portofranco non è solo un centro in cui si va per studiare quando si ha bisogno, ma è un posto dove diventi te stessa, dove vieni accettato per la persona che sei, dove non vieni giudicato per i tuoi difetti anzi vieni accettato come sei e le differenze delle diverse culture non vengono viste; anzi, lì si diventa una famiglia”.
E Daiana: “Portofranco non è solo un luogo dove si studia, ma una vera e propria grande famiglia. L’obiettivo è aiutare i ragazzi a non lasciare la scuola e a credere in sé stessi per andare avanti”.

Portofranco è un luogo dove, a partire dallo studio, si aiutano sia gli studenti ma anche gli stessi volontari a riconoscere la propria umanità e a prendere coscienza che è una ricchezza per tutti. Gratuità e libertà sono i due perni su cui poggia l’esperienza di Portofranco: è la gratuità dei volontari che danno il loro tempo gratis e non hanno pretese sui ragazzi; è la libertà di ogni studente e ogni studentessa che decide di fare un cammino per ritrovare un metodo di studio efficace.
In questa presenza dentro il mondo giovanile la caratteristica originale di Portofranco è il rapporto personale, uno ad uno, perché i quattro in matematica o in storia non sono uguali, ma ogni insufficienza è di quel ragazzo o di quella ragazza e ha bisogno di essere condiviso in modo specifico, unico. Qui sta il metodo che in questi anni si è imposto e che ha aiutato tanti studenti e studentesse, perché, come dicono molti di loro, “lì a Portofranco ho incontrato uno sguardo”.
E questo è il bisogno non solo dei ragazzi che vengono a Portofranco, è il bisogno di tutti i giovani d’oggi, il bisogno di incontrare uno sguardo che voglia loro bene per quello che sono e ami la loro libertà.
Invece spesso gli adulti oggi si rapportano ai giovani credendo di sapere quale sia il loro bene e pretendendo di conoscere la strada che devono percorrere e le regole che devono mettere in atto. L’esperienza che accade a Portofranco è tutt’altro, è lo sguardo di adulti che aiutano i ragazzi a riconoscere il loro valore e che lanciano l’avventura della loro libertà.
In questo modo Portofranco traccia una strada che vale in ogni situazione, la strada in cui vi è reciprocità: adulti che danno e ricevono, ragazzi che imparano e testimoniano, adulti che imparano dai ragazzi che aiutano: qui sta il fascino di un’esperienza umana dove chi si coinvolge con tutto se stesso scopre la bellezza della propria umanità.
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